Economia

A Malpensa abbiamo capito che oltre lo scalo c’è la città

Luciano Carbone, chief corporate officer di Sea

di Redazione

Che la sostenibilità sia strategica per lo sviluppo di Sea, lo dice con chiarezza Luciano Carbone, chief corporate officer: «Mi piacerebbe che la Csr fosse anche uno strumento per le relazioni industriali 2.0».
In che senso?
Abbiamo già ottime relazioni sindacali che attraverso il bilancio sociale potrebbero migliorare ulteriormente permettendo all’azienda e alle organizzazioni di volare ancora più in alto. La Csr e il welfare aziendale possono essere un mezzo per trovare accordi a maggior valore aggiunto.
Per questo avete scelto il dialogo con gli stakeholder?
Essendo azienda a capitale pubblico e occupandosi di infrastrutture, Sea ha una tradizione ultradecennale di relazione sociale con il territorio e l’ambiente. Il cambiamento che stiamo cercando di attuare è portare la percezione, nostra e soprattuto quella degli stakeholder, sul tema sociale allo stesso livello di eccellenza che abbiamo raggiunto sull’ambiente. Dove abbiamo ottenuti risultati di assoluta eccellenza europea come l’Airport Carbon Accreditation, ovvero la neutralità per quanto riguarda l’emissione di CO2.
Dunque vi concentrerete sul sociale?
Lo stiamo già facendo. Intendiamo renderlo più percepibile. Abbiamo avviato un’indagine sul sistema di welfare dei nostri dipendenti alla quale questi ultimi stanno partecipando su base volontaria.
Con i consumatori avete creato l’istituto della conciliazione…
Per me la Csr ha tre gambe fondamentali. L’ambiente, l’aspetto sociale esterno che riguarda le comunità che vivono nell’aeroporto e intorno, la comunità composta dai nostri dipendenti. L’ambizione è quella di andare verso una integrazione più completa possibile di queste tre gambe, anche in termini di comunicazione. È importante che i clienti, i fornitori, chi lavora nella città aeroportuale, gli stakeholder – compresi gli azionisti – percepiscano questo sforzo. In questo senso la conciliazione è un tassello importante. Del resto facciamo anche molte iniziative a carattere culturale. Le abbiamo sempre vissute un po’ come monadi. Ora stiamo provando a darci una linea più complessiva e più comunicabile anche su questo fronte. Perché sia di maggiore arricchimento per chi lavora in aeroporto o ci vive a fianco.
Negli aeroporti gestiti da Sea operano molte altre società. Questo non rende più complesso il percorso?
Tocca l’aspetto più delicato ma anche più interessante per chi lavora in una società infrastrutturale. Il personale di Sea conta 3.500 persone, la “città di Malpensa” dà lavoro a più di 17mila persone. Ci consideriamo un po’ gli amministratori del condominio.
Fuor di metafora?
Cerchiamo di rendere le iniziative che mettiamo in pista il più inclusive possibile. Sea ha un sistema di assistenza medica per i suoi dipendenti. Proprio in questi mesi, ad esempio, lo stiamo aprendo anche ai lavoratori delle altre aziende, che potranno così realizzare esami non inclusi nel Ssn. È un esperimento di quello che mi piacerebbe fare, magari non sopportando tutti i costi.


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