Non profit
La svolta soft della Riviera degli eccessi
Così da Rimini a Cattolica è cambiata la notte romagnola
di Redazione
C’era una volta la riviera dello sballo. Quella della vacanza giovane e sregolata. Dell’eccesso e della trasgressione. Oggi invece l’etichetta del “divertificio”, inteso come sballo ad ogni costo, sta stretta a tutti. Amministratori, imprenditori, operatori del turismo e operatori sociali: tutti sembrano fare a gara per dipingere una riviera dai colori soft. Non per nulla l’evento di punta del distretto, quello in cui hanno scelto di riconoscersi e di fare sistema i 110 chilometri di costa, dai Lidi di Comacchio a Cattolica, è la Notte Rosa. L’edizione di quest’anno, nel primo week end di luglio, ha richiamato 2 milioni di persone: «E non c’è stata nemmeno una chiamata al 113 per una rissa. È vero che la prevenzione si fa anche con la repressione, ma ormai è finita anche la stagione delle ordinanze», precisa Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini, un passato da segretario della Comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi e un presente, fuori dalla politica, di padre di sette figli che vive in una casa famiglia. «È una scelta politica e anche una necessità di brand: dire basta all’essere identificati come il territorio senza regole. D’altronde se ospitiamo ogni anno 16 milioni e mezzo di turisti, dobbiamo per forza suonare una melodia diversificata».
Il trend ha toccato anche i 145 locali tra disco, dancing e disco bar della Riviera, che d’estate muovono un popolo della notte di 250mila persone: «Tutti, operatori pubblici e privati del sistema turistico regionale sentiamo la responsabilità di dare un messaggio che invita a divertirsi senza trasgressione, facendo capire che esiste un modo nuovo di vivere la notte», conferma Andrea Babbi, amministratore delegato di Apt Emilia Romagna. «La parola d’ordine è niente eccessi. Il mio sogno è quello di una Notte Rosa “zero alcool e a impatto zero”. È una bella sfida, ma prima o poi ci arriveremo».
Rischio e loisir, la partita che la Riviera sta giocando sta tutta nella rinegoziazione culturale del rapporto fra questi due termini. «Una volta si puntava sugli stili di vita sani», dice Edo Polidori, direttore del Sert di Forlì, che ha sott’occhio tutto ciò che si muove nel campo da Ravenna a Rimini. «Oggi invece la strategia comunicativa più efficace è quella della buona qualità del piacere». «Dobbiamo sganciare il concetto di divertimento, che in sé è un valore, dallo sballo», prosegue Alessandro Dionigi, responsabile per la Fict del progetto “Narciso” per la prevenzione dell’abuso di sostanze, di stanza proprio nell’area romagnola. In stretta collaborazione con i gestori di alcuni locali, a cominciare dalla Pineta di Milano Marittima, che ha patrocinato il progetto, hanno appena chiuso un ciclo di serate alternative, con grande spazio ai sommelier per una rieducazione alla cultura del vino: «Chiediamo ai gestori: “Dateci il meglio della notte”, ma scisso dall’abuso». Hanno risposto 2.500 persone a sera. E ora si pensa di lanciare proprio qui un Festival della Prevenzione.
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