Non profit

Un giusto no allo strapotere di Stato e mercato: serve un’economia “tripolare”

Monzón Campos: «La società civile deve avere più potere»

di Redazione

«Ci sono motivi in abbondanza che giustificano la nascita del movimento degli indignados. Economia, società, politica: tutto è legato a doppio filo alla loro disperazione». José Luis Monzón Campos, 60 anni, è direttore del Cidec – Centro di informazione e documentazione europea di Economia pubblica, sociale e cooperativa e professore di Politiche economiche all’Università di Valencia.
Perché migliaia di giovani sono scesi in piazza in tutta la Spagna?
La loro azione parte da varie certezze, tutte negative: in primo luogo la consapevolezza che un futuro migliore non potrà mai arrivare, alle condizioni attuali. Poi c’è la mancanza di capacità del sistema politico di intercettare il disagio di una parte enorme di popolazione, ovvero i milioni di giovani senza un lavoro che, paradossalmente, sono i giovani più preparati a livello culturale della nostra storia. Il terzo motivo entra nel cuore dell’economia di mercato: è in corso un immane sperpero di risorse, dove l’efficienza formativa e imprenditoriale non si traduce in posti di lavoro, generando così un malessere sociale giovanile senza precedenti. Infine, un ulteriore colpo duro alle aspirazioni dei ragazzi lo sta dando la corruzione dilagante, soprattutto perché spesso si traduce in impunità. A livello nazionale come internazionale: per esempio, quanti responsabili del grande crack finanziario sono oggi in carcere?
Il mondo accademico come vede gli indignados?
Naturalmente non c’è una posizione univoca, ma la corrente maggioritaria è quella che simpatizza con i giovani nelle piazze e solidarizza con la loro azione. Questo avviene soprattutto per quelli come me che hanno vissuto le loro battaglie giovanili, soprattutto per opporsi al franchismo, e sanno cosa vuol dire non avere speranza nel futuro.
Il movimento può vincere la sua battaglia?
In tutta sincerità, non lo so. Ma un buon punto di partenza è, oggi più che mai, lavorare tutti assieme per rafforzare i meccanismi della democrazia rappresentativa, e allo stesso tempo garantire la sovranità della politica e del cittadino contro i poteri occulti del mercato. Ci vuole un’economia tripolare: all’attuale bipolarismo tra Stato e mercato bisogna aggiungervi la società civile, che può e deve avere più potere nell’influenzare le grandi decisioni.

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