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Quella zeta di troppo alla zingaropoli del Papa

Ratzinger di fronte a 2mila rom nel cuore del Vaticano. Cronaca di un incontro molto ravvicinato

di Lucio Brunelli

Due cose certamente non dimenticherò dell’incontro fra il Papa e 2mila zingari, in Vaticano, l’11 giugno scorso. Una è la zeta marchiata sul braccio della signora Ceija Stojka. Me l’ha mostrata pochi minuti prima di entrare nell’Aula Paolo VI. «Guarda, ecco cosa eravamo per loro, ci hanno tolto il nome, segnati come bestie». Zeta come “zigenuer”, zingaro in tedesco. Aveva 8 anni, Ceija, quando entrò ad Auschwitz. Dei 200 familiari reclusi, solo sei sono sopravvissuti. Porrájmos, il “Grande divoramento”, lo chiamano così. Genocidio nel genocidio, ma sconosciuto ai più, non esiste nemmeno un’anagrafe di quei morti: quanto vale la vita di un zingaro? Ci siamo abbracciati sotto il colonnato del Bernini. Poi la signora Stojka è andata. Doveva fare la sua testimonianza di fronte al Papa. «Non vedo un futuro per i rom in Europa» ha detto, con lucido pessimismo, senza in apparenza tradire emozioni. Però poi quando il Papa tedesco le ha fatto cenno con la mano di avvicinarsi, e l’ha accarezzata, gli occhi celesti le si sono riempiti di lacrime.
Poi la seconda cosa. Avevo cercato nell’archivio Rai le immagini dei precedenti storici alla “zingaropoli” papale. Ho trovato la pellicola originale, in bianco e nero, della visita di Paolo VI all’accampamento nomadi di Pomezia, il 26 settembre 1965 (giorno del suo compleanno) e il servizio del telegiornale del 28 agosto 1975 quando 2.500 rom furono ricevuti da Montini a Castelgandolfo. Volti e immagini intense. Ancor più emozionanti le parole del Papa. Disse che anche Gesù era stato un po’ gitano: «”Le volpi hanno le loro tane, e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”, (Matteo 8, 20). Vedete come Gesù vi rassomiglia!». E poi parlò di San Paolo, sempre in viaggio, senza patria, come loro…
Benedetto XVI ha citato il discorso di Paolo VI. «Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa». A differenza del suo precedessore, però, Ratzinger non ha ripetuto l’elogio un po’ romantico dello spirito nomade. Ha esortato anzi gli zingari a cercare “alloggi dignitosi” e a mandare i figli a scuola: «Le basi su cui costruire quell’integrazione da cui trarrete beneficio voi e l’intera società». La poesia del Papa italiano, la prosa del successore tedesco.


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