Welfare

La fabbrica se ne va, ma il lavoro rimane

Il piano di ricollocamento della Indesit di Brembate

di Redazione

Hanno perso il lavoro dall’oggi al domani. Ma dopo un primo momento di sconforto e di rabbia il piano di ricollocamento siglato il 21 dicembre 2010 per i 422 dipendenti della Indesit di Brembate di Sopra sembra dare i primi, timidi, risultati. Sindacati, azienda e soprattutto lavoratori guardano al futuro con qualche speranza in più. Ma non è (stato) facile. Il divorzio fra Indesit e Brembate è una ferita profonda. Nel punto in cui fa più male: in un comune di nemmeno 8mila anime a 20 minuti da Bergamo, dove i rapporti con l’azienda e coi sindacati erano ottimi. Poi il buio. L’azienda comunica i nuovi piani industriali: lo stabilimento di Brembate verrà chiuso. «Non ne sapevamo nulla, lo abbiamo appreso dal comunicato della società», dice Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl di Bergamo. Mesi difficili, presìdi, scioperi, cassa integrazione e poi l’accordo. Per il quale Indesit ha fatto la propria parte.
Il patto, infatti, prevede da un lato la ricollocazione dei lavoratori su due anni grazie alla agenzia di outplacement Fernet (a carico di Indesit) e la disponibilità ad accompagnare la fuoriuscita, in caso di assunzione da parte di un’altra azienda, con 15mila euro lordi. I lavoratori, poi, potranno ricevere offerte che prevedono un contratto a tempo indeterminato e, soprattutto, a condizioni economiche ragionevoli rispetto a quanto percepivano e non lontano dallo stabilimento o dalla propria abitazione. E ora? A che punto siamo?
«I lavoratori ancora in forza alla Indesit sono ad oggi 278», spiega Uliano, «mentre fra i fuoriusciti 75 hanno goduto dell’incentivo all’esodo con una buona uscita di 25mila euro lordi, 36 sono andati in pensione, 16 sono stati ricollocati e 6 sono stati trasferiti. Ci sono poi i 17 che sono in distacco e bisognerà attendere che per loro si concretizzi un contratto a tempo indeterminato dopo il periodo di prova. La novità di questi giorni è l’offerta di 20 posti part time da parte del gruppo Lombardini. Una notizia senz’altro positiva, innanzitutto per l’occupazione femminile, e poi anche perché va incontro alle esigenze delle lavoratrici a tempo parziale dell’azienda di Brembate (54 in totale), soprattutto dal punto di vista della conciliazione dei tempi di vita e lavoro».
Ci sono poi altre otto proposte da alcune aziende della provincia (Exide Technologies di Romano di Lombardia, Effegi Pallets spa di Albano Sant’Alessandro e Orobica Nastri di Osio Sotto) per altrettanti operai. Insomma, qualcosa si muove. Per non parlare dell’impegno da parte di Indesit a concedere in comodato gratuito lo stabilimento alle imprese che eventualmente subentrerebbero, in modo da poter assorbire altri lavoratori, anche se in questo caso attraverso una riqualificazione professionale.
«Se entro l’anno riuscissimo a ricollocare almeno il 50% dei lavoratori Indesit potremmo dire di essere sulla buona strada», chiosa Uliano. Che riconosce: «Va detto che l’azienda si è dimostrata disponibile ad intraprendere una strada non comune, di assumersi una responsabilità che va al di là degli obiettivi aziendali di profitto».
E proprio dalla società la parola d’ordine che viene ripetuta come un mantra è “responsabilità”. Un approccio che trova sponda nel sindacato, che oggi è pronto a riconoscerle uno sforzo particolare: «Non c’è ombra di dubbio che lo stato di salute del Gruppo ha permesso alla società di accettare alcune condizioni», conferma il segretario Fim, «ma va anche detto che Indesit ha da molti anni investito in quella che chiamiamo responsabilità sociale d’impresa e noi su questa li abbiamo “stanati”». Non resta a questo punto che attendere la fine di giugno per sapere che fine farà lo stabilimento. E attendere i prossimi mesi, nella speranza che, se non tutti, molti possano trovare una soluzione occupazionale.

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