Economia

Energie rinnovabili, taglio delle emissioni e scarpe green. La Timberland si è messa il vestito buono

Strategie aziendali

di Redazione

Riduzione del 38% delle emissioni di gas serra, il 13% dell’energia acquistata derivante da fonti rinnovabili, linee di prodotto green. Sono solo alcune delle azioni che Timberland, il colosso dell’abbigliamento, ha messo in campo. Un impegno che prima di tutto coinvolge i dipendenti. «A questo serve il programma “Path of Service”», spiega Luca Ghidini (nella foto), country manager Timberland Italia, «che di fatto è un codice interno per i dipendenti». Che ogni anno possono dedicare 40 ore lavorative ad attività socialmente utili o di tutela ambientali. «Con questo format abbiamo aiutato Caritas, Banco Alimentare e “Un naso rosso per”: alcuni di noi stanno facendo un corso per diventare clown e andare nei reparti di pediatria». Non si tratta di collaborazioni spot. «Ogni nostra filiale nel mondo ha un responsabile, chiamato global steward, che si occupa delle nostre attività solidali: in Italia è Claudia Lunati», precisa il manager. La partecipazione al volontariato aziendale è del 100%, 50 dipendenti su 50. Aggiunge Ghidini: «L’idea di fondo è che il nostro business deve, in parte, contribuire ad ammortizzare l’impatto ambientale dell’azienda».
Non avendo una produzione, ma solo uffici, Timberland Italia ha pensato così di operare per compensazione. «La piantumazione di alberi è l’attività che perseguiamo maggiormente», continua il manager, «in questo senso è nata una collaborazione con Legambiente. Avevamo l’esigenza di interloquire con un partner che avesse il know how per indirizzare i nostri sforzi nella giusta direzione. Abbiamo iniziato questa collaborazione nel 2007. L’anno scorso ci hanno portato a ripulire le sponde del Lambro. Quest’anno invece siamo andati a sistemare il Parco dei Colli, in provincia di Bergamo». Solo nel 2010 sono stati piantati 5mila alberi.
Sul fronte del prodotto, «nel 2007 è stata pensata e lanciata una linea che si chiama Earthkeepers». Calzature fatte con materiali riciclabili: suole “Green Rubber” ottenute per il 42% da gomma riciclata e tomaie realizzate utilizzando cotone organico o cuoio non trattato chimicamente. «Naturalmente il costo di produzione è più elevato», sottolinea Ghidini, «ma non si abbatte sul consumatore. L’azienda ha scelto di guadagnare meno». Un esempio su tutti: la classica scarpa da vela costa mediamente 130 euro, sul mercato lo stesso modello green ne costa circa 150. Ma perché un impegno così importante? Ghidini non ha dubbi: «Le ricerche dimostrano come essere responsabili sia un vantaggio. Se i nostri clienti sanno che Timberland paga ai propri 3mila dipendenti della produzione in Repubblica Dominicana circa 5 volte uno stipendio medio di quel Paese, sarà più facile che si fidelizzino».


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