Non profit

Non serve andare in Africa, per far ridere un bambino

Paolo Ligresti

di Antonietta Nembri

Ha dato vita a una fondazione molto dinamica che in pochi mesi ha realizzato tanti piccoli progetti uniti da un unico scopo: far sorridere i bambini. Ricostruendo un parco giochi nell’Aquila post terremoto, o regalando “un anno di sport” ai minori ospiti di case accoglienzaTrovare il suo nome nelle cronache finanziarie è ovvio. Meno ovvio scoprire che da qualche tempo Paolo Ligresti sta diventando un nome noto anche nel mondo della solidarietà. Alle sue svariate cariche, infatti, (in Immobiliare Lombarda, Milano Assicurazioni, Premafin, Fondiaria Sai, AC Milan, Gilli…) Ligresti da una manciata di mesi ne ha aggiunta una che dà una marcia in più al suo curriculum. È, infatti, il fondatore della Fondazione Bambi.ni Insieme che come ultima iniziativa, in ordine di tempo, ha acquistato e donato un Fiat Doblò alla Casa dei Puffi, comunità gestita dalla cooperativa sociale Spazio Aperto Servizi che accoglie minori allontanati dalle famiglie per ordine del Tribunale.
La sua agenda dev’essere già abbastanza fitta. Perché aggiungerci pure l’impegno della Fondazione Bambi.ni Insieme?
In verità è da tempo che sono impegnato nel mondo del sociale, sostenendo associazioni legate al mondo dell’infanzia. Alcuni mesi fa poi, purtroppo, è mancata mia mamma, e il suo più grande desiderio era quello di aiutare e sostenere i bambini in difficoltà. Mi sono messo subito all’opera per creare una fondazione dedicata al mondo dei più piccoli. Il nome che abbiamo scelto è un omaggio a mia madre, che dalle persone più care era chiamata “Bambi”.
Qual è il suo background nel non profit?
I miei primi passi nel mondo del sociale li ho compiuti con Fondazione Milan, grazie alla quale ho collaborato a importanti progetti di raccolta fondi insieme a Leonardo, Adriano Galliani e Daniele Massaro. Anche attraverso questa esperienza ho capito che i progetti che più mi appassionano sono quelli legati al mondo dell’infanzia: io ho tre figli, e mi rendo conto di quanto sia importante aiutare i bimbi a condurre una vita serena e felice. Per questo riportare il sorriso sul volto dei bambini è il primo obiettivo che mi sono posto.
Voi vi impegnate a far “sorridere” i bambini italiani meno fortunati…
Sì. Spesso chi si lancia nel volontariato è portato a guardare lontano, alle favelas, all’Africa, realtà in cui il bisogno è grande. Ma anche in Italia ci sono tante situazioni di disagio in ambito infantile: bisogna impegnarsi anche qui. Quando ancora la nostra fondazione era in fase di costituzione abbiamo sostenuto il primo progetto in collaborazione con il “Comitato Abruzzo nel Cuore” e la onlus “Un Birdie per la Vita”, realizzando un parco giochi a Paganica, uno tra i comuni maggiormente colpiti dal sisma dell’aprile 2009. È stato un progetto molto importante che abbiamo seguito direttamente dall’inizio fino alla consegna ufficiale delle “chiavi” alla Curia dell’Aquila che, una volta conclusi i lavori, si impegnerà a dare continuità e tenere vivo il progetto.
Quale è il suo rapporto con mondo del volontariato?
Io sono sempre stato molto sensibile nei confronti di questo mondo. Io credo, all’americana, che chi nasce privilegiato abbia l’obbligo morale di aiutare i più sfortunati. E vedo che in questi ultimi anni l’impegno nello sviluppo di attività benefiche è in aumento, se ne parla sempre più e in tutti gli ambiti, dal mondo della finanza a quello dello sport. Sarebbe importante che le iniziative benefiche non fossero realizzate solo in occasione di gravi calamità, ma che diventassero cosa di tutti i giorni. Un esempio concreto? “Insieme Cup for Children”, torneo di calcio a sette che coinvolge imprenditori, personaggi dello spettacolo e dello sport e che contribuisce a sostenere i progetti di Fondazione Bambi.ni Insieme, Unicef e Fondazione Milan. Grazie ai fondi raccolti con questo torneo la Fondazione Bambi.ni Insieme è riuscita a donare un Fiat Doblò alla comunità “Casa dei Puffi”.
Sempre più spesso nomi noti del mondo economico sono legati a progetti benefici: segno di un cambio di marcia o un bisogno di lavarsi la coscienza?
Sicuramente la presenza di imprenditori e di volti noti è un valore aggiunto per le attività di fundraising. Ma ce ne sono anche tanti che, al di là delle donazioni e il supporto economico, ci mettono anche un impegno diretto, si danno da fare. Certo, poi c’è magari anche qualcuno che lo fa solo per apparire, ma è inutile fare dietrologie.
Quale sarà il vostro prossimo impegno?
Sul modello di quello che abbiamo fatto a L’Aquila, in collaborazione con la Curia stiamo realizzando un parco giochi per bambini a Vicenza, città sconvolta dalle alluvioni di quest’inverno. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a donare la struttura entro la fine del 2011. Poi, continua la nostra collaborazione sia con la Fondazione Milan che con la Fondazione Pupi di Javier Zanetti: quando si fa del bene i colori della “maglia” anziché dividere, uniscono.


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