Non profit

L’housing sociale? Un dovere, ma soprattutto una chance

Le strategie di Aler Milano

di Redazione

Una città nella città. La definizione è del presidente Loris Zaffra e rende bene l’idea di quello che oggi è Aler Milano. «Si parla di quasi 40mila alloggi nel comune di Milano e altri 20mila distribuiti in provincia. Inoltre, dall’ottobre 2009 si sono aggiunti al nostro patrimonio anche altri circa 30mila alloggi di proprietà dell’amministrazione milanese che ha scelto Aler come gestore così come hanno fatto altri Comuni minori della cintura milanese». Insomma, quasi 90mila abitazioni gestite dall’ente che oggi, come naturale che sia vista la sua origine pubblica, non può che rivolgere lo sguardo in direzione dell’housing sociale. «La casa è espressione concreta del naturale bisogno dell’uomo di vivere in un luogo nel quale esprimere pienamente se stesso», spiega Zaffra. «Da qui partiamo, noi di Aler, per dare il giusto significato alla parola “housing sociale” pensando a una progettazione edilizia e urbanistica non speculativa, rispettosa degli standard di qualità, realmente integrata per riarmonizzare le discontinuità delle periferie e risolvere i problemi del degrado e dell’abusivismo». «Per noi fare housing sociale significa», continua Zaffra, «dare una casa, in un pezzo di città e non in un deserto di periferia, a nuovi soggetti con nuove esigenze». I numeri? «Aler Milano pensa a queste categorie avendo investito a oggi 552 milioni di euro per la realizzazione di circa 2.500 nuovi appartamenti da affittare a canone moderato, cioè a un costo di affitto inferiore a quello di mercato, di circa 360 euro al mese per un appartamento di 66 metri quadri». Per farlo «siamo aperti a tutto campo alle sinergie operative con enti pubblici e soggetti privati, al dialogo con i cittadini e con le categorie sciali e produttive, sapendo di operare per dare forma concreta a una società in evoluzione».
Nascono così progetti che trovano realizzazione nelle costruzioni per studenti, ricercatori, giovani coppie, lavoratori a tempo determinato, nuclei monoparentali. E ancora: sottotetti per ragazzi, residenze universitarie e per anziani nelle più grandi concentrazioni di stabili, alloggi alle Forze dell’Ordine nelle zone più critiche, appartamenti per lavoratori precari all’interno delle corti. Tornando alle cifre, come ha già anticipato il presidente, si parla di un investimento complessivo di 552 milioni di euro per un totale di 2.209 alloggi in housing sociale. Alloggi così suddivisi: 417 realizzati con recupero sottotetti; 543 di nuova costruzione a canone sociale; 48 di nuova costruzione in autocostruzione in affitto; 397 di edilizia convenzionata in vendita e/o locazione con patto di futura vendita; 261 a canone moderato; 343 a canone concordato; 200 in Accordo quadro di sviluppo territoriale (canone moderato e sociale). Infine 385 posti letto nelle residenze sanitarie, 1.073 nelle residenze universitarie e 40 da definire.
Ma l’edilizia sociale per Aler è anche una grande chance. «È così», conferma Zaffra, «il social housing rappresenta una grande occasione per proporre offerte differenziate che rispondano puntualmente alla crescente domanda del ceto medio e delle nuove categorie, impossibilitate ad affrontare i prezzi del mercato». Allo stesso tempo «diventa una risorsa per Aler che sviluppa nei quartieri il mix sociale, differenziando le tipologie di residenti». «Insomma, variando la popolazione all’interno dei quartieri», è ancora Zaffra che parla, «nasce uno scambio di rapporti e di esperienze che danno vivacità ai quartieri prevenendo l’effetto isolamento». Data l’impostazione non sorprende che Aler abbia partecipato a Eire (l’expo del real estate) e in particolare al Social House Exibition. «Proprio per questo e per la nostra missione aziendale abbiamo il dovere e la vocazione di essere in prima linea per creare le alternative adatte a rispondere puntualmente alle nuove esigenze. Ecco il senso della nostra partecipazione all’evento: promuovere e far conoscere al mercato le opportunità che proponiamo, incontrare partner qualificati per sviluppare nuovi progetti, confrontarsi con sviluppatori, architetti e progettisti, conoscere le dinamiche di progetti già realizzati in altre città».

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