Cultura

Borgomeo: «Napoletani, tocca a voi»

Basta aspettare soluzioni da fuori. Solo l'autoresponsabilizzazione può salvare la città

di Redazione

«Una cosa è affermare che i problemi di Napoli sono problemi nazionali, un’altra è sedersi e aspettare ciò che magari non arriverà mai». Per questo, dice Carlo Borgomeo, manager di lungo corso, presidente della Fondazione con il Sud, napoletano, «occorre ripartire dall’autoresponsabilizzazione dei soggetti». È la sfida che attende la nuova giunta di Luigi De Magistris, il candidato sindaco che al di là di ogni previsione ha sbaragliato tutta la concorrenza.
Responsabilità è la parola chiave?
Assolutamente sì. La “questione napoletana” può essere risolta se si rende esplicito, chiaro, ineludibile il riferimento alle responsabilità dei napoletani. È un aspetto che in campagna elettorale non è emerso, anche per ovvi motivi di ricerca del consenso. Però questo stato di cose impone ai napoletani di riprendere in mano il proprio destino. L’altra grande questione attiene le risorse finanziarie. Quanto? Quando? Come? La nuova amministrazione dovrà fare subito chiarezza e attivare anche qui un circolo virtuoso di autoresponsabilizzazione.
Quali priorità la attendono?
La prima è ovviamente quella dei rifiuti. Di una seconda priorità si è parlato poco, ma è centrale quanto la prima: il traffico. La mobilità a Napoli è una specie di eventualità, per questo bisogna mettere in atto delle politiche drastiche, come la chiusura di certe zone al traffico privato in automobile. Bisogna avere il coraggio di affrontare il dissenso immediato. Poi alla lunga la gente percepisce il vantaggio di un sistema di traffico efficiente.
A Napoli vi è poi la grande questione del lavoro sommerso.
È la terza priorità con la quale la nuova amministrazione si troverà a confrontarsi. In una città come Napoli, tra il 30 e il 35% è prodotto interno lordo sommerso. Per una questione tanto grande non è sufficiente la pur necessaria cultura della repressione. Bisogna capire come valorizzare alcune esperienze produttive e alcuni soggetti. Serve un lavoro sofisticato.
E per il sociale?
Vanno convocate le organizzazioni del sociale e rifare una mappa degli interventi necessari in una dimensione di rapporto pubblico-privato, partendo dal dato di fatto che l’area del disagio, a Napoli, è oramai impressionante.

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