Welfare

Le badanti? Soluzione low cost ma con poco futuro davanti

Intervista a Raffaella Sarti

di Redazione

Un sistema insostenibile. Una convergenza “inquietante” tra il progressivo aumento di anziani non autosufficienti, l’arretramento del servizio pubblico e la diminuzione della risorsa “badanti”. «Senza un impegno di “cervelli” sul tema, senza una ricerca di soluzioni alternative, di lungo periodo, che prevedano il ritorno ad economie di scala, a soluzioni collettive, a politiche di co-sviluppo per quanti scelgono di venire dall’estero a lavorare nel nostro Paese, gli anziani e le loro famiglie non usciranno da una spirale di solitudine e profonde difficoltà socio-economiche». Raffaella Sarti è ricercatrice presso l’Università di Urbino e curatrice del libro, appena edito da Ediesse, Lavoro domestico e di cura: quali diritti?. Il testo presenta, tra gli interessanti contenuti di diversi specialisti, un’approfondita mappatura delle risorse e dei servizi attivati dagli enti locali per i cittadini che hanno bisogno di aiuto per l’assistenza di un familiare anziano.
È vero che negli ultimi anni gran parte delle Regioni ha messo l’acceleratore sull’assistenza domiciliare, più che sull’ampliamento di strutture come le Rsa e i centri diurni?
Sì, la domiciliarità appare un valore e una soluzione che fa risparmiare. Il massiccio flusso di assistenti familiari straniere ha offerto una soluzione flessibile e poco costosa al problema dell’assistenza agli anziani. Ha però presto mostrato i suoi limiti: frequente impiego “in nero”, condizioni di lavoro sub-standard, assenza di garanzie sulla qualità delle prestazioni… Per questo, da alcuni anni a questa parte gli enti locali hanno cercato di intervenire e di governare il sistema attraverso l’attivazione di corsi di formazione per le assistenti familiari, la creazione di registri delle assistenti formate, l’apertura di sportelli per l’incontro tra domanda e offerta, l’introduzione di voucher.
Perché in Italia il ricovero in struttura avviene sempre più tardi?
La nostra cultura vede il ricovero in struttura come una extrema ratio, da rimandare il più possibile. La soluzione “badante” si rivela spesso meno costosa.
Ma il lavoro di una singola persona, una badante, può davvero essere alternativo a un ricovero?
Se una persona ha bisogno di assistenza continuativa, 24 ore su 24, evidentemente una sola persona non basta, ce ne vorrebbero almeno tre.
Quali sono le vie d’uscita possibili?
L’invecchiamento comporta una perdita di autonomia ma si tratta di un fenomeno che in genere avviene in modo graduale. Sono pertanto necessarie molte soluzioni diverse, che prevedano un crescente intervento di supporto mano a mano che le capacità si riducono ma che non prefigurino percorsi rigidi: portierato sociale; abitazioni dotate di ausili, sorveglianza a distanza; forme di convivenza in unità indipendenti con servizi collettivi; strutture collettive in cui la presa in carico dell’anziano è completa… A mio avviso gli anziani e le loro famiglie dovrebbero essere accompagnati, attraverso servizi di orientamento, nella scelta più adatta tra le diverse opzioni.

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