Mondo

In Libia le ong guadagnano terreno

Cesvi e Save the Children le italiane sul campo. Miozzo: «Le sanzioni stanno dando i primi risultati»

di Riccardo Bagnato

Un vero e proprio rebus, sin dall’inizio. La crisi libica, oltre che dal punto di vista politico (e militare) rappresenta tuttora una situazione a dir poco intricata anche per le istituzioni e le organizzazioni umanitarie che si sono da subito attivate nel Paese. La pensa così Agostino Miozzo, ex braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile e da gennaio direttore operativo della centrale anticrisi presso il Seae – Servizio europeo d’azione esterna, il “ministero degli Esteri” europeo. «Ci siamo anzitutto occupati dell’evacuazione di cittadini europei e non europei dalle zone di conflitto», dice, «ora ne rimangono qualche migliaio nelle grandi città. Questa resta la nostra priorità, insieme ovviamente alla distribuzione di beni di prima necessità e il recupero del funzionamento degli ospedali». Da Bengasi, quartier generale di istituzioni europee e ong, la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro, ci fa capire. «Ma l’Unione europea ha fatto tutto quello che era in suo dovere e potere fare. D’altra parte, anche il governo italiano si è ben comportato e l’esodo biblico, di cui con toni allarmanti hanno parlato alcuni esponenti italiani, anche se non è capitato, potrebbe tuttora avverarsi».

L’Europa a Bengasi
Un colpo al cerchio e uno alla botte, insomma. In mezzo: oltre 704mila profughi fuoriusciti dai confini libici – di cui 44mila che hanno attraversato la frontiera presso la città tunisina di Dehiba -, 102 milioni di euro stanziati dagli Stati membri di cui 40 daEcho, il dipartimento per gli Aiuti umanitari della Commissione europea, altri 13 dal Regno Unito, 7 dalla Germania, 5 dalla Svezia, 4,7 dalla Danimarca, 4,5 dalla Spagna e 3 dall’Italia. Tutti dati fermi al 6 maggio scorso, quando la stessa Ue ha fotografato la situazione. «In questo momento a Bengasi, apparentemente tutto è tranquillo», chiarisce Miozzo. E aggiunge: «Io stesso l’ho visitata due volte nei giorni scorsi e parto domani (18 maggio ndr) per l’ennesima missione con lo scopo, questa volta, di installare l’ufficio dell’Unione europea in città entro la fine di questa settimana».
Questa sì che è una notizia, ma prima dell’Unione europea sono arrivate molte ong che però non sembra abbiano ricevuto grande supporto dal circuito mediatico. La stessa Unicef è riuscita a raggiungere il porto di Misurata portando strumentazioni mediche. «Tenga in considerazione», dice Miozzo, «che la Libia è stata un teatro originale per tutti. Non c’erano ong presenti, le stesse Nazioni Unite erano assenti. Come a dire che lo scenario non era tra i più favorevoli. Ora la situazione sta cambiando e anche le sanzioni stanno iniziando a dare i primi risultati. Il mondo degli aiuti umanitari si sta muovendo, ma ci vuole cautela», e poi aggiunge: «Diciamo, non siamo di fronte a una catastrofe umanitaria così come la intendiamo tradizionalmente. È evidente che la risposta dell’universo umanitario è molto bilanciata».


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