Famiglia

Darei qualsiasi cosa per le chiacchiere della sera

Morena Nicola - Dynamo

di Riccardo Bagnato

Ha incontrato l’esperienza di Dynamo per caso, ascoltando la radio. E ora Morena, 31 anni, è già pronta ad affrontare il suo quarto “campo”per regalare delle vacanze «massacranti ma bellissime» a tanti bambini e ragazzi malatiStava ascoltando Radio Deejay. Un po’ distratta, un po’ incuriosita. In qualche studio di Milano si stava parlando di un progetto molto particolare. Si trattava di aiutare dei bambini. Di un campo vacanze sull’appennino tosco-emiliano per ragazzi e ragazze fino ai 17 anni con malattie gravi o croniche. E puuuuuuum! Nella testa di Morena è scattato qualcosa. È andata subito a vedere sul sito del Dynamo Camp per capire cos’era, chi erano, cosa facevano. Un attimo dopo cercava le informazioni su come partecipare al programma volontari. Da allora, Morena Nicola, 31 anni, diplomata in ragioneria e impiegata in una ditta che esegue impianti di refrigerazione nel milanese, ha già partecipato a tre sessioni diverse come volontaria al Camp.
Cosa ti ha colpito di questa esperienza?
Innanzitutto a me piace tantissimo stare con i bambini, e già quello era un buon presupposto. E poi mi sembrava un modo in cui concretamente potevo davvero essere d’aiuto a qualcuno. Anche perché a Dynamo hanno bisogno soprattutto di tante persone che attraverso il proprio tempo possano dare una mano.
Facevi volontariato prima di aderire a Dynamo?
Sì, in un istituto dove sono ricoverate persone adulte con problemi psichiatrici. Ci andavo due volte la settimana e alla domenica. Si portavano gli ospiti alla Messa, al campetto a giocare a calcio… Ma poi per motivi personali ho dovuto abbandonare.
Al lavoro come hai spiegato il tuo impegno?
Beh… avendo molti arretrati, quando vado ai campi prendo semplicemente ferie. Visto che non potevo viaggiare, allora ho pensato di utilizzare le mie vacanze facendo volontariato. In azienda sono contenti, ovviamente si tratta di trovare una soluzione che non crei problemi, ma direi che approvano la mia scelta.
Sai che grazie alla legge quadro sul volontariato il lavoratore ha diritto di usufruire di un orario flessibile per svolgere la sua attività gratuita?
Sì, ma siccome è una cosa molto personale… insomma… mi sento più nel giusto a prendere ferie. Non voglio nemmeno far lontanamente pensare che lo faccia per altro. Meglio essere chiari da subito.
E la prima volta che sei andata al Camp?
Ricordo bene il primo giorno in cui ho messo piede a Dynamo: è stato durante la formazione dei volontari e sono rimasta affascinata dalla struttura, dal paesaggio che è a dir poco meraviglioso. Non sono mancate le paure: era da un sacco di tempo che non mi rapportavo più con bambini piccoli e ancor meno con adolescenti. Il mio grande timore era quello di non riuscire a confrontarmi con loro nella maniera giusta, di non capire i loro reali bisogni, di trattarli troppo da piccoli o troppo da grandi, o ancor peggio da “malati”. Tutti questi timori sono stati spazzati via velocemente non appena il mio sguardo ha incrociato il loro.
Quando torni a casa dopo le settimane al campo cosa succede?
Devo ammettere che i ritmi al Camp sono belli tosti, per cui ti devi davvero dare una mossa. Quando torni a casa ti ritrovi a passare dal mondo Dynamo, fatto di bambini a cui si dedica il 100% del proprio tempo e delle proprie attenzioni, a quello di tutti i giorni. Quello stesso mondo che per una settimana o due hai letteralmente dimenticato. E quindi, almeno io, ci metto sempre un po’ a riprendere la vita a Milano.
E gli ostacoli che hai dovuto affrontare?
Diciamo subito che le regole che ci sono al Dynamo Camp sono tante e molto precise. Quindi, specie all’inizio, può essere faticoso rispettarle sempre. Faccio un esempio: c’è la regola fondamentale del rapporto “due a uno” coi bambini. In altre termini bisogna far sì che un altro adulto ti possa sempre tenere d’occhio anche solo con uno sguardo, non si deve mai essere da soli con un bambino. Però, capisci che ci sono momenti in cui, vuoi perché stai organizzando l’arrampicata, o perché ci sono bimbi da ogni parte, non è sempre facile garantire uno sguardo a un altro volontario o trovarne uno per te. Per questo, oltre che con i bambini, bisogna avere una grande intesa con gli altri volontari.
Una giornata tipo al Camp?
Grosso modo sveglia intorno alle 8, scatta il gioco delle “pulizie”, si scende tutti in casetta, si fa colazione e via: ognuno nei gruppi di attività. Si torna a pranzo, un’oretta e mezza di relax. Nel pomeriggio si prosegue con le attività. Poi alla sera, dopo cena, c’è la chiacchierata serale. Un momento bellissimo dove ci si confronta tutti sulle paure ma anche sui successi del giorno.
Hai uno slogan per arruolare nuovi volontari?
Beh, io credo che basti raccontare quello che ho fatto finora. Tanto è vero che, confesso, ci sono già due amiche che faranno i colloqui per diventare volontarie nella prossima sessione.


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