Non profit
ISA, un trampolino finanziario per tutta la Provincia
Come funziona l'Istituto Atesino di Sviluppo
di Redazione
Fare soldi è cosa utile ma diventa cosa buona solo se la ricchezza contribuisce a far crescere tutta la comunità: potrebbe essere sintetizzata così la «mission» di ISA, acronimo che sta per Istituto Atesino di Sviluppo. In sostanza è una finanziaria che amministra patrimoni, con il doppio obiettivo di remunerare i soci e di fare da volano al territorio. ISA non è figlia della grande industria finanziaria esplosa per dimensioni negli ultimi decenni. Le sue radici infatti affondano in una stagione lontana, ma certamente significativa. Con il nome di Istituto immobiliare trentino ebbe un ruolo cruciale nel far transitare quel territorio oltre la crisi del 1929 (anno di nascita dell’Istituto). È proprio dalla liquidazione coatta di due banche locali di ispirazione cattolica – quella del Trentino e dell’Alto Adige e quella Industriale, travolte da quella grande crisi – che l’Istituto decollò, raccogliendo come soci i creditori. Ben 16mila, per quello che si configurava come una public company ante litteram: un azionariato diffuso che diventava forma di tutela dei risparmiatori.
Quanta strada dal 29
Ma la vera svolta è avvenuta nel 1995 quando ISA – questa era diventata nel frattempo la nuova denominazione dell’Istituto – si è trasformata da realtà che si occupava quasi esclusivamente della Banca di cui possedeva la maggioranza del capitale, la Banca di Trento e Bolzano (BTB), in una società che si occupava a tutto tondo di investimenti, allargandosi oltre il tradizionale settore bancario, nell’immobiliare, nelle infrastrutture e nell’energia, individuati come interessi prioritari. Il patrimonio della società da bilancio chiuso al 31 dicembre 2010 è di circa 134 milioni di euro, grazie ai 93 milioni versati dai soci sotto forma di aumenti di capitale nel corso degli anni. Un’evoluzione che, come ricorda il presidente Giuseppe Camadini è avvenuta «nella continuità della soggettività societaria».
Oggi, cos’è ISA? È una realtà con 44 partecipate, con un valore di bilancio di circa 134 milioni di euro; 26 partecipate sono in Trentino Alto Adige, le altre fuori regione. Per quanto riguarda il capitale circa 68 sono i milioni investiti sul territorio, contro circa 65 investiti fuori Trentino. ISA ha anche partecipato alla creazione di due Sgr, “Progressio”, nel settore mobiliare, e “Castello” in quello immobiliare. In tutt’e due i casi ISA ha trovato partner significativi come Mittel, Itas (la compagnia di assicurazioni di Trento) e la partecipazione della locale Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto (partner privilegiata di una serie di operazioni importanti): questo a dimostrazione di quanto sia diventato strategico per l’istituto, dopo le dismissioni della Banca (passata a IntesaSanPaolo), lo sviluppo della rete di relazioni. In questo modo anche la compagine sociale di ISA è mutata negli ultimi anni, con ingressi importanti ? ma sempre minoritari – come quello del Gruppo UniCredit, di Società Cattolica di Assicurazione e del CIS di Verona.
Economico&Sociale
Resta però ferma la “mission” di ISA. Che, come spiega l’amministratore delegato Giorgio Franceschi, «ha obiettivi economici, finanziari e anche di tipo sociale». Un esempio di questo modello? È ancora Franceschi a spiegarlo: «ISA sottoscrive per lo più partecipazioni di minoranza, individuando aziende che hanno potenzialità di sviluppo escludendo investimenti di tipo puramente speculativo. Sono ben 26 su 44 le partecipate in portafoglio da più di 5 anni». ISA sceglie di investire in iniziative che possano avere un impatto positivo sull’economia del territorio cercando di porre massima attenzione alla trasparenza. Con l’imprenditore viene stabilito un rapporto di medio/lungo termine: fattore che qualifica la filosofia dell’Istituto rispetto a quella dominante in un mondo finanziario attirato in prevalenza dal breve periodo. Se si guardano gli utili distribuiti non si può dire che questa strategia sia stata penalizzante per gli investitori: infatti ISA dal 1996 al 2009 ha fatto circa 40 milioni di utili, distribuendone circa 27 come dividendi, con un payout di circa i due terzi (67,5%). Tutto questo si rende possibile grazie a quell’idealità di fondo che costituisce il filo conduttore irrinunciabile della storia di Isa. E che il presidente Giuseppe Camadini ha sintetizzato ? in occasione dell’80° di fondazione ? in questa formula: «Finanza e denaro, intesi come strumenti nel contesto della comunità popolare, strumenti di idealità non solo civile, ma anche religiosa: il popolo nel suo territorio. Cioè l’uomo posto di fronte alle proprie responsabilità sociali nella vita e nella sua storia».
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