Volontariato

Altrochè crisi di vocazioni, in Avis i giovani fanno la fila per entrare

Un caso scuola

di Redazione

È una realtà dinamica l’Avis Trentino. L’associazione dei volontari del sangue, presieduta da due anni da Aldo Degaudenz, non solo è in grado di raccogliere quasi l’86 per cento (85,8% per la precisione) di tutto il sangue ed emocomponenti richiesti nella provincia autonoma, ma è anche una realtà dove i nuovi ingressi superano gli abbandoni. «Abbiamo ben 15.532 soci donatori e nel 2010 abbiamo raccolto 21.523 sacche di sangue (plasma, piastrine, emoderivati)» ricorda con orgoglio il presidente Degaudenz. La struttura Avis del Trentino, che è equiparata a una regionale, ha alla sua base 51 realtà autonome: 40 Avis comunali, 2 equiparate a provinciali l’Avis Tridentina e quella della Valli del Noce e ben 8 di base nelle frazioni della città di Trento. Per Degaudenz un motivo di soddisfazione è anche l’età media dei donatori, tra i 35 e i 45 anni: «Da una decina d’anni a questa parte l’età tende a diminuire». Per quanto riguarda invece la presenza femminile osserva che «in alcune realtà le donne arrivano anche al 50% e il loro numero cresce soprattutto tra gli under 35».
«Facciamo attività di sensibilizzazione nelle manifestazioni che vengono organizzate sia da noi sia da altre realtà e questo aiuta a richiamare nuovi donatori. Negli ultimi anni siamo entrati anche nelle scuole» continua il presidente. Per il futuro l’obiettivo è quello di promuovere, in ogni istituto, momenti di riflessione sulla solidarietà, sulla cultura di un corretto stile di vita e sul valore del volontariato «stiamo preparando dei sussidi didattici ispirandoci all’Avis del Veneto», specifica Degaudenz.
Tra gli impegni portati avanti vi è il progetto di cooperazione con l’Argentina per sostenere la presenza dell’Avis nella provincia di Cordoba. «In Sud America l’approvvigionamento di sangue è problematico, per questo sosteniamo la presenza di una realtà come la nostra anche grazie agli emigranti trentini» continua. Si lavora anche al contatto con gli immigrati «c’è una sensibile presenza di musulmani con i quali è iniziato un dialogo. Abbiamo, poi, preso contatto anche con la Guardia di finanza e con i militari delle caserme trentine», conclude Degaudenz.


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