Un argomento alquanto “tagliente” e fonte di stress a casa mia, è senza dubbio quello della pratica islamica – e non solo, visto che è seguita anche dagli ebrei – della circoncisione, rito cui sono destinati i maschietti di casa.
Proprio giorni fa, mentre mi trovavo a cena dai miei genitori, una cara amica di famiglia, per la verità spesso un po’ impicciona, tra una portata e l’altra esordisce chiedendomi: «Ma hai circonciso i tuoi figli?». Eccola là, figurati se non doveva ficcare il naso mettendo in pubblico un argomento tanto personale, e rovinare una bella serata. Stava andando tutto bene, pensavo tra me e me…
Subito mia madre è scattata in pole position a difendere l’onore della nostra famiglia, ribadendo che Omar, il mio primogenito, era stato circonciso qui in Italia, non specificando però che non è stata una nostra scelta, ma un intervento richiesto dal medico pediatra (italiano, italianissimo) in seguito a una fimosi. E quindi un intervento necessario, che non ha nulla di rituale.
Devo dire la verità: io e mio marito non avevamo ancora preso una decisione definitiva a riguardo, ma per cause di forza maggiore seguimmo la decisione del pediatra, senza obiezioni.
Qualche volta capita che mio figlio mi chieda perché “lì sotto” non è uguale al suo fratellino o ai suoi compagni di classe, e io… ogni volta a ribadire che è meglio così, che è più igienico.
Cerco di fargli capire, prendendo in prestito le parole dai miei genitori, quello che mi dicevano da piccola, rassicurandolo del fatto che anche suo fratellino – tra qualche anno – verrà circonciso. Quello che di questo argomento proprio non ne vuole MAI sentire parlare è mio marito, guai. Va bene per la preghiera, va bene per il digiuno, ma la circoncisione no. Come dice lui: «Non fa per me, che Allah mi perdoni»!
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