Non profit

Stop alla concorrenza sleale, la patente a punti è la soluzione giusta

A che punto è la "battaglia" promossa da Filca e Cisl

di Maurizio Regosa

Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni (in foto), l’aveva definita «l’uovo di Colombo per garantire la legalità e il rispetto delle regole». E aveva ragione: la patente a punti in edilizia, cavallo di battaglia di Filca, è decisamente una buona idea. Peccato che a quasi tre anni dal suo recepimento (nel Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, approvato nel 2008 e modificato a luglio 2009), il regolamento attuativo non sia ancora stato emanato e quindi non sia partito quel percorso virtuoso di selezione a monte delle imprese. Che ha un taglio operativo (e un effetto collaterale molto importante perché contribuisce a ridurre la concorrenza sleale di chi lavora nel sommerso): a ciascuna azienda, previa verifica della regolarità, viene attribuito un punteggio. In caso di controllo, lo manterranno intatto quelle che risulteranno virtuose, lo perderanno in parte o del tutto quelle che non avranno osservato la legge sulla sicurezza. Nei casi più gravi, si potrà arrivare all’azzeramento dei punti e quindi alla sospensione dell’attività (tanto più se quest’ultima è realizzata in regime di appalto pubblico). «La patente a punti per le imprese edili porterà vantaggi a tutti», spiega il numero uno di Filca, Domenico Pesenti, «agli imprenditori virtuosi, che non subiranno più la concorrenza sleale; ai lavoratori, per i quali saranno garantiti i diritti e la sicurezza; ai cittadini, che avranno garanzie sulla qualità dei lavori, per evitare tragedie come quelle dell’Abruzzo. La patente, cavallo di battaglia della nostra categoria e della Cisl, si inserisce nel solco già tracciato dal Durc».
Come mai dunque, a distanza di tanti mesi, non si è ancora riusciti a varare il regolamento operativo? Perché non c’è accordo su chi debba certificare le aziende. In sostanza non si è ancora deciso quale sia il soggetto che eroga i punti. E anche qui gioca uno schema sindacale ormai sperimentato in molti ambiti. Da una parte la Cgil, dall’altra Cisl e Uil. «Noi riteniamo che sia la funzione pubblica a dare la patente e quindi a fare i controlli. Su una materia così delicata non si dovrebbe demandare agli enti bilaterali», argomenta Enzo Campo, segretario organizzativo di Fillea Cgil. Per Pesenti, invece, «gli enti bilaterali possono benissimo svolgere questo ruolo, ritirando alle imprese che non rispettano la normativa per le assunzioni e per le norme anti infortunio». «Al più si potrebbe ipotizzare la presenza di un soggetto terzo come le Camere di commercio. L’importante è che si superi l’attuale situazione», aggiunge Antonio Correale di Feneal Uil.
Una impasse su cui sta lavorando un gruppo di lavoro presso il ministero. La soluzione, assicurano i responsabili sindacali, arriverà in tempi brevi.

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