Non profit
Catena di Sant’Antonio per i conti pubblici
Schema Ponzi: truffa o soluzione?
di Redazione
A Roma maxi truffa da 170 milioni di euro», titolavano i giornali la scorsa settimana. Cinque arresti, 700 persone raggirate, alcune molto famose come Sabina Guzzanti, la contessa Ruspoli e l’ex calciatore Desideri. Venivano attirati da investimenti in obbligazioni lussemburghesi con rendimenti dal 5 al 12%. La raccolta avveniva tramite la finanziaria Egp, che dirottava i capitali in Paesi off-shore e quando l’investitore ne reclamava la restituzione gli veniva detto che i soldi erano bloccati in fondi chiusi. La solita “catena di Sant’Antonio”, andata avanti sino a quando i soldi versati dagli ultimi entrati sono stati sufficienti per pagare gli interessi ai primi.
Hanno solo copiato quel genio di Charles Ponzi. Romagnolo, nato a Lugo nel 1882, emigrato in America, è stato uno dei più grandi truffatori della storia. Arrivato a Boston con soli due dollari, si arrangia facendo il lavapiatti per poi spostarsi in Canada dove diventa consulente di una banca che gestisce i risparmi degli immigrati italiani, e che fallisce. Dopo brevi soggiorni in prigione per raggiri vari, torna in America e per caso scopre gli enormi vantaggi legati alla compravendita dei francobolli prepagati per gli scambi postali internazionali. Ne acquista enormi quantità italiani e spagnoli, che scambiati con francobolli americani gli procurano un guadagno sul cambio del 100-200%. Costituisce la Sec, una società per promuoverne il sistema, e nel 1920 arriva a trattare milioni di dollari con gente che per investire vendeva la casa. Pagava il 50% di interesse in 50 giorni ma lo faceva coi soldi dei nuovi entrati.
A un certo punto la catena si indebolisce fino a spezzarsi. I giornali iniziano a indagare, gli investitori sono presi dal panico e solo i più fortunati riescono a essere rimborsati. Gli agenti federali ordinano la chiusura della società per bancarotta. Secondo le risultanze, avrebbero dovuto esserci in cassa 160 milioni di coupon postali, in realtà se ne contarono solo 27mila. Ponzi finì in galera per diversi anni. Nel 1934 venne rilasciato e in una intervista dichiarò: «Ho dato il miglior spettacolo che sia mai stato visto dai tempi dello sbarco dei Padri Pellegrini. Valeva ben 15 milioni di verdoni il vedermi mettere su tutta la baracca». Morì nel 1949, senza un soldo, in Brasile.
Il sistema Ponzi è un’idea con un solo destino: il collasso su se stessa. Gli aderenti allo schema vengono truffati per la loro avidità: non si può ottenere il 12% da un investimento quando i tassi correnti sono all’1%.
Anche i governi per non aumentare le tasse hanno un’unica via d’uscita: lo schema Ponzi. Come fanno a pagare gli interessi sui titoli di Stato? Emettono nuovi titoli per incassare la liquidità che non hanno. E l’Inps come fa a pagare le pensioni? Con i contributi dei nuovi contribuenti…
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