Non profit

La politica dei tassi strozza la povera Europa

Questione di rating

di Redazione

Alla fine della riunione dell’Eurogruppo i leader hanno raggiunto un accordo su come affrontare la crisi del debito che affligge alcune nazioni europee. Dietro l’ottimismo di facciata la realtà è molto diversa.
L’Agenzia Moody’s ha declassato il rating del debito sovrano della Spagna e della Grecia mentre si tenta di definire un piano di salvataggio per il Portogallo. Di fatto nessuno vuole ammettere che siamo ben lungi dall’essere fuori dalla crisi e le misure adottate, come l’aumento del fondo anticrisi da 250 a 440 miliardi di euro, non sono neanche sufficienti per far fronte ad eventuali necessità della sola Spagna.
Il sistema finanziario europeo rischia di andare fuori controllo e i mercati si stanno deteriorando con i tassi sui titoli di Stato arrivati ad un punto insostenibile: i portoghesi devono pagare l’8%, mentre i greci il 13%.
La verità è che i Paesi in crisi sono stati costretti, con la pistola puntata alla testa, a tagliare i salari e smontare parti dello Stato sociale perché i responsabili vogliono evitare di affrontare il vero problema: costringere le banche, piene di titoli da svalutare, a ricostruire le proprie riserve. La Grecia ha ottenuto la riduzione dei tassi che deve pagare sui prestiti europei dal 5,2 al 4,2% e scadenze allungate da 5 a 7 anni, ma dovrà privatizzare e vendere aziende statali (porti, ferrovie, poste) per 50 miliardi entro quattro anni. Sabato 12 marzo in Portogallo, dove la disoccupazione giovanile arriva al 40%, sono scesi in piazza 300mila giovani contro l’austerità imposta dall’Unione Europea. Solo l’Irlanda non ha avuto benefici sul taglio dei tassi da pagare perché non vuole sentire parlare di aumentare le imposte sulle società ferme al 12,5%.
L’unico vincitore per ora è la Germania, che è riuscita a imporre la sua linea: chi vuole credito deve aumentare le tasse, ridurre la spesa e vendere il patrimonio statale, e i cittadini verranno spremuti per preservare i bilanci delle banche tedesche e francesi. Alla fine rimane un’unica certezza: saremo tutti più poveri.

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