Non profit

Il museo che va a prendere i bambini a scuola

Le baby-innovazioni del Maga di Gallarate

di Benedetta Verrini

Nessuna lezioncina. Al Maga di Gallarate il rapporto con l’opera d’arte è un cantiere aperto, «in cui ci si confronta di continuo, a 6 come a 70 anni». Parola di Francesca Consonni (in foto), responsabile del settore Infanzia e famiglie al Dipartimento educativo del Museo d’Arte contemporanea di Gallarate, provincia di Varese. Il Maga vanta una collezione di oltre 5mila opere e l’anno scorso ha inaugurato una nuova “casa”, uno spazio espositivo grandissimo e prestigioso, che lo ha reso un polo d’attrazione per l’arte contemporanea a livello internazionale.
Niente di ciò che si può trovare al Maga è convenzionale: il Dipartimento educativo è costituito da un gruppo di lavoro misto (architetti, artisti, storici dell’arte, critici, diplomati del Dams) che offre una lettura poliedrica dei progetti. «Il nostro metodo, sia con i bambini che con gli adulti, è concettuale», spiega la Consonni. «Ad esempio, non presentiamo mai l’opera attraverso la biografia e la contestualizzazione dell’autore, perché si rischia di intimidire il pubblico e allontanarlo dalla partecipazione dell’opera».
Nei tre spazi-laboratorio giungono quotidianamente classi scolastiche, con bambini dai 3 anni in su. Degli oltre 17mila visitatori che ogni anno esplorano il museo con la mediazione di un operatore, 11mila sono under 18. «Quando arrivano qui, i bambini scalpitano», prosegue la responsabile, «colmano la mente e hanno subito bisogno di mettersi a lavorare con le mani». Tra le opere più apprezzate, lo “scheletrone” di Pierluigi Calignano, artista in forza al settore didattico del Maga. Dove è possibile trascorrere qualche ora nella Ludo-Art, una ludoteca che vanta 30 giocattoli opere-d’arte, con pezzi di Munari ed Enzo Mari o della Bauhaus. «È un falso mito che i genitori cerchino spazi dove “parcheggiare” i figli», prosegue Consonni. «Le famiglie cercano attività da vivere insieme lontano dal centro commerciale. In questa fase di disorientamento dei valori, l’arte viene fortemente interrogata».
Tanto che il Dipartimento del Maga lavora anche per soddisfare le richieste di aziende, banche e associazioni che commissionano progetti didattici per i propri dipendenti. «Ci domandano un’esperienza formativa in grado di renderli più felici e, in qualche modo, più produttivi». E cosa accade, alla fine? «Il nostro è un percorso che rende le persone più indipendenti nel giudizio».
Ma al Maga si ritorna? «I bambini ritornano spesso con la famiglia dopo una visita fatta con la scuola», dice, spiegando che per soddisfare l’emergente richiesta, il museo si sposta direttamente anche nelle scuole: un plesso scolastico della provincia di Milano gli ha appena affidato l’intera disponibilità delle ore di educazione artistica delle classi materne ed elementari. Una responsabilità di cui vanno estremamente fieri. La formazione degli operatori (attualmente tre per gli adulti e quattro per i bambini) «è un passaggio cruciale ed estremamente impegnativo», dice la Consonni. «Richiede un grande talento comunicativo e una formazione continua che non riguarda solo la conoscenza delle nostre opere e degli autori, ma anche la capacità di fare collegamenti e di stimolare il confronto concettuale con l’opera d’arte».

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