Non profit

«Buona idea, ma non diventi un’arma per aumentare i costi della politica»

Riforme

di Giuseppe Frangi

«Fatico a mettere sulle spalle della Lega tutti i pro e tutti i contro di questo federalismo azzoppato». Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, si vuole tenere lontano da uno scontro ideologico su una questione che ritiene cruciale per l’Italia e per il movimento cooperativo. Quindi niente scontri ideologici. Ma niente sconti a una politica preoccupata solo di autoperpetuarsi.
Non è che anche la Lega si è adeguata a questo vizio? La scossa che avrebbe dovuto dare non c’è stata?
La Lega è un partito che ha un obiettivo e che cerca di perseguirlo con molta forza. Ha il 10-12% dei voti, e per arrivare al suo traguardo deve fare i conti con tutto il resto del mondo. La Lega sostiene questo obiettivo talvolta ideologicamente, considerandolo un po’ l’obiettivo della vita. E per perseguirlo qualche volta eccede. La scelta del federalismo invece avrebbe bisogno di una larga condivisione, perché è una scelta di fondo, con un grande sforzo che va al di là della maggioranza. Un Paese non può passare la sua vita a montare e a smontare i sistemi fondamentali messi in piedi dal fronte politico avverso.
Anche se paradossalmente sul federalismo sono tutti d’accordo?
Tutti d’accordo sul concetto. Il problema vero è che oltre ad essere d’accordo sul concetto occorre andare a vedere cosa concretamente succede e bisognerebbe mettere le cose in fila in maniera organica. Come si fa a discutere dei costi se non si discute del livello dei servizi? Parlando sempre per singoli temi alla fine rischiamo di avere un arlecchino poco edificante. Capisco che sono momenti di difficoltà e, come dice Tremonti, omogeneizzare le diverse istituzioni nel percorso verso il federalismo è stato già un lavoro difficile. Del resto, tutta la storia del regionalismo non ci ha dato esempi brillanti. Abbiamo avuto troppo spesso delle moltiplicazioni piuttosto che delle ridislocazioni di compiti e delle relative risorse.
Pensate che si perpetui questa logica?
Esatto, temiamo che alla fine ricapiti quello che era successo all’epoca della costruzione delle Regioni. Allora passarono le competenze dallo Stato alle Regioni ma non passarono le risorse. E le Regioni per esercitare le nuove competenze hanno aggiunto altri costi.
Quale chance rappresenta il federalismo per il movimento cooperativo?
Oggi c’è un problema di relazione fra cittadini, comunità e bene pubblico: c’è un eccesso di automatismo fra quello che è l’interesse collettivo e la gestione pubblica. Noi lavoriamo affinché il pubblico faccia bene il suo mestiere, definisca priorità, obiettivi condivisi, ma poi in quest’opera di gestione del bene comune promuova il fatto che le comunità si prendano carico di un pezzo di questa responsabilità.


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