La partita è di quelle decisive: cambiare faccia a un quartiere di periferia grazie a un campo da calcio. A lanciare il guanto di sfida è stata la Juventus, che per bocca del suo amministratore delegato e direttore generale Jean Claude Blanc, riferendosi al progetto dell’eco-stadio che da fine agosto diventerà la nuova casa bianconera, ha parlato fin da subito non solo di un «nuovo modo di vivere l’esperienza della partita», ma anche «di una struttura che avrà un forte impatto sociale». I numeri che faranno dello stadio torinese un unicum in Italia sono quelli del direttore Real Estate juventino, Riccardo Abrate. In eco-pillole: «Una buona parte delle macerie del vecchio Delle Alpi sono state recuperate e riutilizzate nel nuovo cantiere, il 50% del fabbisogno di riscaldamento dell’acqua sanitaria sarà coperto grazie a una batteria di pannelli solari inseriti nella copertura; tutte le conduttore saranno coibentate; all’irrigazione del terreno di gioco contribuirà un sistema di raccolta delle acque piovane; un’azienda esterna si occuperà della raccolta differenziata e anche la viabilità di accesso alla struttura sarà notevolmente migliorata grazie a un parcheggio con separatori in verde, aiuole e alberi e alla sostituzione, in alcuni punti, delle lanterne semaforiche e l’introduzione di pavimentazioni fono-assorbenti».
Blanc, a guadagnarci sarete voi o la città?
L’impatto sarà notevole per tutti: con lo stadio nascerà anche un centro commerciale di 35mila metri quadrati aperto tutti i giorni, che ci sia o meno la partita, e un museo sulla storia della Juventus, in buona parte interattivo, da 4mila metri quadrati. Non solo: la Juve ha già comprato 30 ettari di terreni in più attorno allo stadio per sviluppare altre attività. Ci sarà la nuova sede societaria, un centro sportivo con campi di calcio e una grande area verde aperta al pubblico. L’obiettivo è inserire al meglio la struttura in un quartiere della città che non è stato coinvolto dal restyling delle Olimpiadi. Già oggi, a lavori non ultimati, lo stadio ha avuto un impatto positivo sulla città: nel cantiere sono occupate oltre 250 persone più altre cento sono impegnate nella parte commerciale. Abbiamo poi deciso che, per i posti di lavoro che man mano si creeranno intorno al sito, daremo la precedenza a chi abita in questa zona della città.
Oggi lo stadio della Juve rende ogni anno 15 milioni di euro. Dal prossimo anno ve ne aspettate 45. Non è che alla fine a pagare il conto saranno i tifosi-spettatori?
Questo progetto costa 200 milioni: la società ne ha messi 120, altri 80 sono arrivati grazie a un’operazione immobiliare che abbiamo siglato con Nordiconad. Il piano economico però prevede aumenti contenuti del prezzo medio dei biglietti. Gli introiti maggiori arriveranno dalla vendita dei palchi e dei premium seats, in tutto 4mila postazioni di cui abbiamo già venduto il 70%, e dall’accoppiamento con lo sponsor che darà il nome all’impianto.
Quanto costerà l’abbonamento a un palco?
Da 75mila a 120mila euro a stagione secondo la posizione. Ogni palco ha 10 posti.
Con uno stadio così ora ci vorrà una squadra all’altezza…
L’altro giorno ho fatto un sopralluogo con Pavel Nedved. Mi ha detto che con il pubblico a 7,5 metri dal campo si guadagnano almeno dieci punti a partita. E poi una struttura così efficiente permetterà di aumentare anche il budget per i giocatori.
Un’ultima domanda: portato a casa lo stadio, lei continuerà a lavorare nella Juve?
Di questo parleremo a giorni con Andrea Agnelli e John Elkann.
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