Volontariato

Trasporti socio-sanitari, la Toscana indica la strada giusta per non mettere le associazioni sul mercato

Radiografia di una legge modello

di Redazione

Porta il numero 70 la legge, approvata il 30 dicembre 2010, che ha rivoluzionato il sistema dei trasporti toscani di emergenza-urgenza. Per molte altre Regioni, un possibile modello di riferimento. Anche se va detto che mancano ancora il regolamento attuativo e il verdetto finale della Commissione europea sul nuovo testo. Già, perché la modifica voluta dalla Giunta toscana nasce in realtà da un ricorso presentato alla Commissione nel 2007 da un’azienda privata di servizi emergenza-urgenza contro la convenzione che legava enti di volontariato e Regione.
«Non ce n’eravamo preoccupati subito, visto che il ricorso alla fine era stato respinto», spiega Alberto Corsinovi, vicepresidente delle Misericordie, «tuttavia dalle motivazioni della Corte abbiamo potuto trarre utili indicazioni su come migliorare la legge per evitare eventuali infrazioni». E così è stato.
«L’obiettivo che ci siamo posti come Giunta è stato quello di preservare un grande patrimonio di volontariato presente in Regione», spiega Lorenzo Roti, responsabile del settore Servizi alla persona sul territorio. Per non dire che, grazie all’apporto del volontariato, i costi del servizio si riducevano. E non di poco. Da qui l’obiezione dei trasportatori privati. Come fare allora? Come tenere insieme i bisogni dei cittadini, la presenza capillare di volontariato d’emergenza e le regole del mercato dettate da Bruxelles? La risposta arriva il 30 dicembre 2010: «Al fine di procedere ad una riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza», si legge al comma 5 della legge 70, «si procede all’istituzione di appositi organismi che realizzano una piena integrazione delle associazioni all’interno del sistema». Traduzione: il volontariato diventa cogestore dei servizi insieme alla Regione. Una sorta di istituzionalizzazione delle associazioni che vengono così incorporate al sistema sanitario nell’ambito del servizio di emergenza. Associazioni che dunque “escono” dal mercato, evitando in questo modo ogni possibile conflitto con le aziende for profit, per entrare in quello spazio cogestito con le istituzioni che prende il nome di “pubblico”.
Un passaggio storico e per nulla indolore. «Che ci impegna come associazioni a salvaguardare ancor più la nostra indipendenza», suggerisce Corsinovi, «e per questo ora è importante fare in fretta sul regolamento attuativo, dove potremmo precisare ruoli, compiti e responsabilità». Tempi previsti: estate 2011. A questo punto non resta che aspettare l’incontro fra Regione Toscana e Commissione, fissato per i primi di marzo, per conoscere il giudizio di Bruxelles sulla nuova legge 70. Che, se tutto va bene, potrebbe davvero diventare il modello di riferimento «anche se», ammette sempre Corsinovi, «in Toscana è stato possibile integrare volontariato e urgenza in considerazione dei 530 presidi diffusi sul territorio organizzati dalle nostre associazioni. Non saprei dire se in altre regioni la stessa cosa possa essere possibile».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA