Non profit

Cercando un’altra Seattle

Che ne è dello spirito che ha fermato il Wto? Lo abbiamo cercato al convegno di Mani Tese a Firenze

di Carlotta Jesi

Quanto pesa, davvero, la società civile oggi? Quanto vale per i potenti della terra e gli uomini che ogni giorno portano avanti le sue battaglie? Un?idea cominci a fartela alla stazione di Santa Maria Novella, gremita alle nove di un sabato mattina di ragazzi in magliette e pantaloni più comodi che trendy, saccoapeli e zaini, genitori coi capelli lunghi, bimbi da tutte le parti e borsoni di tela a tracolla. Turisti a Firenze, pensi guardando questa folla colorata un po? sixties, che invece, proprio come te, segue le indicazioni per l?auditorium del Palazzo dei congressi. Sede del convenio internazionale ?Nuove regole per il nuovo millennio? promosso da Mani Tese dove, ci informano gli organizzatori, a fine giornata saremo entrati in 1.5000. Attenzione ai tranelli «Quanti di voi si trovano qui per la prima volta?», chiede alla platea il presidente dell?Osservatorio sulla Mondializzazione Susan George. Quasi tutti, rispondono tremila mani alzate. Che dopo Seattle, Davos e il rap di Jiovanotti vogliono sapere cosa si fa: come ci si organizza ora che Mike Moore, il direttore del Wto cui prima bastava dare addosso, dice di voler coinvolgere la società civile? Cosa si fa adesso che Bill Clinton dichiara di voler costruire una globalizzazione dal volto umano? «Innanzitutto, stiamo attenti ai tranelli», spiega dal palco dei relatori il direttore del Focus on the Global South Nicole Bullard. Lunghi capelli neri, fisico da modella e il dubbio che dietro alle belle parole di Clinton e compagni si nasconda solo un tentativo di strumentalizzazione globalizzata. «A Seattle si sono accorti che hanno bisogno di noi per assicurare l?opinione pubblica che la globalizzazione non fa male. E così, applicano la solita logica del ?divide et impera?, dividono la società civile in buona e cattiva». Buone, ovviamente, sono le ong che pur con qualche modifica accettano l?utilità della globalizzazione. Cattive, invece, quelle che proprio non la vogliono e non riconoscono l?autorità dei governi. «Cercano solo di indebolirci», spiega Nicole, «ma noi non ci stiamo». Applausi scroscianti: la società civile, o almeno il suo pubblico italiano, resta unito. Bene. Ma come si fa, restando tutti uniti, a mettere insieme sindacalisti americani, indiani delle riserve, ambientalisti e tutte le altre frange della società civile così diverse tra loro apparse per la prima volta insieme al vertice del Wto? Non si fa, si legge tra le righe di interventi dai nomi roboanti come ?Crescere l?ineguaglianza e aumentare la poverta?, ?Fatti e misfatti del nostro pianeta? e ?Vizi e virtù della produzione globale?. Non si fa, o almeno non come si aspettavano molti dei ragazzi seduti in platea giunti a Firenze per assistere alla fondazione di una società civile globalizzata. «Un grande partito trasversale e internazionale», «una struttura organizzata con uffici nazionali», avrebbero voluto alcuni studenti con quaderni di carta riciclata e liquirizia equosolidale che prendono appunti. No, niente di tutto questo. La via delle campagne internazionali «A unirci saranno grandi campagne internazionali che ogni ong e associazione appoggerà e sosterrà come può», spiega Liliana Cori di ?Sdebitarsi?. La campagna italiana per l?abbattimento del debito estero dei Paesi poveri riassunta nella maglietta nera con una catena spezzata che a inizio congresso solo Liliana e colleghi indossano e alla fine del primo giorno moltissimi ragazzi hanno comprato negli stand allestiti a Palazzo dei Congressi. Di quali ong o associazioni? A una prima occhiata è difficile dirlo, a spiegare di cosa trattano i banchetti non è il nome di chi li ha allestiti ma slogan socialmente responsabili: Stop all?uso dei bambini soldato, Global March, Campagna contro gli embarghi, Scopri cos?hai nel piatto e molte altri. Sono i titoli delle grandi campagne in atto. Quelle che da Bangkok a Toronto la società civile potrà decidere di appoggiare e per cui, in Italia, è appena nato il ?Tavolo Intercampagne?. «Una rete di gruppi tra cui CTM Altromercato, Mani Tese, Rete di Lilliput, Beati i costruttori di Pace e Campagna Chiama l?Africa», spiega Liliana Cori, «accomunate dalla volontà di lottare contro i problemi che affliggono il mondo e pronte a mettere insieme le loro forze per diventare più efficaci concentrandosi su fuochi comuni». A cominciare dall?abbattimento del debito, lo sfruttamento del lavoro minorile, le politiche del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale. Ottime campagne di cui, tuttavia, in 1.500 ci interroghiamo sui possibili risultati dopo che Pinochet è improvvisamente guarito dalla sua malattia e cammina tranquillamente in Cile, D?Alema chiacchiera con Bono e Jovanotti mentre il Sud del mondo continua a pagare e nei laboratori dell?Europa Unita si continuano a produrre alimenti geneticamente modificati. Quanto ha potuto fare, davvero, la società civile? Da Pinochet al cioccolato Alle 13.30 la risposta va cercata nei bei giardini dell?Auditorium dove ragazzi, relatori, rappresentanti delle Nazioni Unite e curiosi si ritrovano bucolicamente a pranzo. A rispondere sono solo i ragazzi, gli unici che, incuranti di ogm e mucca pazza, il pranzo sono andati a prenderlo da McDonald?s: «Ce la possiamo fare», dicono i più ottimisti. «Di Pinochet ce lo aspettavamo», spiegano studenti di legge realisti al convegno per sostenere la causa della Corte Penale Internazionale. E il cioccolato che d?ora in avanti conterrà tutto tranne il cacao? E l?autorizzazione a clonare esseri umani? «Un bella botta», ammette Fabio Lucchesi della Rete di Lilliput. «Dopo l?approvazione del principio precauzionale di Montreal, è come fare dieci passi indietro». E ammettere che la società civile si ascolta, sì, ma ancora non detta legge. «Abbiamo fermato il Wto ma ci ritroveremo in mano un cioccolato modificato e molto poco equosolidale, segno che da Bruxelles a New York si continua a ragionare come prima. Non è certo un buon risultato, ma bisogna andare avanti per la nostra strada e sostenere le nostre campagne». Se la convinzione è quella di una volta, gli strumenti per sostenerla avanzano: ci sono Internet, le e-mail e Banca Etica a sostenere la creazione di nuove leggi per il nuovo millennio. Alle sette di sera la prima giornata del convegno si chiude con realismo, speranza e soddisfazione per un mondo diverso. Chi, tuttavia, sui binari della stazione dove Kailash Satyarthi, mitico organizzatore della Global March aspetta il suo treno per Milano, rispolvera vecchi pregiudizi e guarda quest?uomo indiano vestito di cotone bianco come un marziano.


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