Sostenibilità

Cari consumatori, ecco chi vi tuteler

Finalmente operativo il riconoscimento ufficiale delle associazioni

di Gabriella Meroni

O rmai è una tradizione consolidata: le leggi italiane ci impiegano un paio d?anni a entrare in vigore davvero, dopo essere state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale. Il bollettino dello Stato diventa così poco più di un?anticamera, una prova, in attesa che la faccenda diventi seria. È capitato lo stesso anche per la legge sulla tutela dei consumatori, la 281. Approvata due anni fa, è finalmente entrata a regime a marzo. La novità più importante della nuova (?) normativa sta nel riconoscimento ufficiale del ruolo delle associazioni di consumatori nel tutelare i diritti di tutti i cittadini. Tali associazioni, se in possesso di precisi requisiti, possono quindi da oggi rappresentare i consumatori in nome collettivo, ed eventuali sentenze che seguiranno le cause da loro ?sponsorizzate? avranno valore universale. Si insedia così uno dei pilastri della 281, il Consiglio nazionale consumatori presso il ministero dell?Industria, fino a ieri costituito in via provvisoria e per questo composto da molte associazioni che non erano in possesso dei requisiti richiesti. Che sono: avere almeno tre anni di vita e un minimo di 29 mila iscritti, essere diffuse sull?intero territorio nazionale, pubblicare un bilancio trasparente. Nel vecchio Consiglio siedevano 14 associazioni, oggi sono soltanto 8 (anche se altre 6 hanno fatto richiesta di ingresso). Tra le escluse eccellenti ci sono realtà molto famose, che però con la tutela dei consumatori avevano un rapporto piuttosto labile, come Legambiente; organizzazioni combattive, ma con pochissimi iscritti e dunque dalla rappresentanza dubbia, come il Codacons; altre che per scelta non richiedono iscrizioni né tessere di appartenenza, e quindi non possono dimostrare di avere 29 mila aderenti, come il Movimento federativo democratico. Le associazioni ammesse alla rappresentanza dei consumatori sono quelle di cui riportiamo gli indirizzi in questa pagina: tutte nazionali, di solida tradizione e da oggi anche riconosciute ufficialmente. Tutto bene, dunque? Non proprio. In effetti, i poteri delle organizzazioni in Consiglio sono piuttosto scarsi. Innanzitutto i loro pareri non sono vincolanti per il legislatore né per il ministro. Secondo, nessuno ha l?obbligo di consultarle, nemmeno per legiferare in materia consumeristica. Terzo, la legge non prevede per loro alcun finanziamento. Per di più, il Consiglio non è presieduto dal ministro dell?Industria, come prevede la legge, ma da un suo incaricato, il dottor Antonio Lirosi, che di recente è stato promosso a capo Dipartimento e quindi probabilmente avrà un po? meno tempo da dedicare ai consumatori…. «Il nostro potere formale è aumentato, un po? meno quello sostanziale», ammette Donata Monti, segretaria dell?Adiconsum, una delle organizzazioni italiane più estese e antiche. «Sugli aumenti selvaggi della benzina, ad esempio, non avremmo alcun potere anche se ci consultassero perché sono decisioni che coinvolgono direttamente il governo. La nostra unica vera arma è inibire i comportamenti scorretti delle aziende agendo a nome collettivo, ma fino ad oggi non vi siamo mai ricorsi: le imprese hanno sempre patteggiato». Una strada, quella dell?accordo, che a volte dà ottimi risultati, come nel caso della recente azione intrapresa da Adiconsum contro Nestlé, Milupa, Humana e altre multinazionali accusate di diffondere illegittimamente il proprio latte in polvere nei reparti maternità e di spartirsi il mercato impendendo la concorrenza: l?Antitrust le ha condannate a sospendere i comportamenti illeciti e a pagare salate ammende, da 300 a 1400 milioni.


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