A quanti controlli viene sottoposta la fettina che abbiamo nel piatto? Se ha un bell?aspetto, sia ?da viva? che da morta, salta direttamente in tavola. I veterinari nei macelli esaminano tutti i capi di bestiame due volte: ante mortem e post mortem. Se allo sguardo il comportamento del bovino che arriva al mattatoio è normale, la visita ?ante mortem? è finita. Se l?animale invece ha una condotta anomala, è aggressivo o non risponde agli stimoli (una bacchettata sui garretti), trema o ?arpeggia? (si muove scoordinatamente) viene fermato.
La carcassa dell?animale ritenuto idoneo al consumo è sottoposta poi a un altro esame visivo, il post mortem, sui visceri; se hanno un aspetto normale, tutto bene. In caso di dubbio un campione di materia organica viene inviato all?Istituto zooprofilattico competente per le analisi (ce n?è uno ogni due regioni): se si riscontra una patologia, parte la segnalazione al ministero della Sanità. Va precisato comunque che gli esiti degli esami non vengono automaticamente divulgati, dato che i veterinari sono tenuti al segreto professionale. Solo la Regione e il Ministero della Sanità possono decidere se e quando diffondere le informazioni di cui vengono in possesso.
L?unico modo per diagnosticare la Bse è effettuare particolari esami sugli organi cosiddetti Srm (specific risk material, materiale a rischio specifico): encefalo, ghiandola pineale, occhi, tonsille, intestini, colonna vertebrale, filo spinale e dura mater (la membrana che avvolge il cervello). Si tratta di particolari tecniche di laboratorio volte ad identificare la PrP (prione) patologica o i suoi aggregati fibrillari (Saf) tramite l?immunoistochimica con l?uso di anticorpi specifici e il microscopio elettronico. Una procedura straordinaria che nei macelli non si esegue mai, anche perché dal 1° luglio 1998 una direttiva europea impone di gettare via e incenerire il Srm dei bovini provenienti dai paesi ufficialmente ?a rischio?: Gran Bretagna, Portogallo, Francia, Svizzera, Olanda, Belgio, Irlanda, Lussemburgo. In Italia comunque si distruggono anche i teschi di animali provenienti dai Paesi dell?Est europeo, di cui non si conosce la situazione sanitaria. Dei bovini italiani, invece, non si butta via niente, quindi il cervello e tutti gli altri organi a rischio vengono utilizzati per il consumo umano benché non vengano sottoposti ad alcuna analisi, nemmeno quella ottica post mortem. Il cervello infatti è praticamente l?unico organo del bovino che non viene mai esaminato dal veterinario.
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.