Economia

La cooperazione sociale alla prova dell’Alleanza: trovare nuove leve finanziarie. Questa la prima missione

Dopo l'accordo fra le tre centrali

di Redazione

In queste settimane “Big Society” è diventato termine di gran moda, come se fosse l’arcano per risollevare le sorti di un welfare ingolfato, ma cos’è la big society se non un sistema integrato di tipo cooperativistico in cui le persone si assumono direttamente la responsabilità di emanciparsi e dare dignità alla persona e al lavoro? Vi racconto allora questa esperienza: qualche giorno fa, incontrando un gruppo di nostre cooperative pugliesi, mi è stato raccontato il caso di quattro persone disabili, che stanno dentro una cooperativa sociale di inserimento lavorativo e che hanno rinunciato all’indennità di invalidità per lavorare a tempo pieno: ecco questa è la big society; questo è un pensiero di rilancio del Mezzogiorno, politica attiva del lavoro, inclusione sociale… ma è anche essere imprenditori, perché questi colleghi cooperatori sono persone che manifestano quel coraggio e quell’attitudine al rischio che è uno dei fondamenti dell’attitudine imprenditoriale capace di affrontare il cambiamento.
Questo modo di intendere l’impresa, che è anzitutto espressione di libertà e di responsabilità, è anche un modello di welfare che l’azione coordinata dell’Alleanza Cooperativa potrà proporre al Paese e ai cooperatori anche grazie a risultati e dimensioni della cooperazione sociale italiana che testimoniano la validità del modello.
All’interno dell’Alleanza, le coop sociali sono 8.650, 358 i consorzi, 338mila i soci, più di 300mila i lavoratori e oltre 26mila le persone svantaggiate, di cui la metà sono persone con disabilità (le cooperative sociali d’inserimento lavorativo realizzano meno dello 0,1% del Pil, ma occupano il 7% del totale dei disabili). Complessivamente le cooperative sociali che fanno riferimento all’Alleanza sviluppano un fatturato aggregato di 8,5 miliardi di euro, mentre possiamo stimare che siano oltre 4 milioni le persone che vengono assistite.
Abbiamo dimostrato coi fatti che la dimensione solidaristica e quella imprenditoriale non sono incompatibili ma complementari, anticipando – di trent’anni in Italia, in Europa e nel mondo – il dibattito sull’impresa sociale. Per consolidare questa strada abbiamo bisogno di coesione organizzativa e di strumenti nuovi, in particolare nel campo delle forme di finanziamento, e sviluppo delle capacità di investimento delle cooperative sociali. Abbiamo seguito e affidiamo molte aspettative allo strumento unitario Cooperfidi Italia e confidiamo nella possibilità di accrescere la capacità di sviluppare strumenti finanziari specifici per il welfare di domani.
Gli impegni che ci attendono sono l’implementazione di un nuovo modello di welfare, l’integrazione socio sanitaria, la “sfida educativa”, le politiche attive del lavoro per i soggetti esclusi. Oggi più che mai le cooperative sociali sentono il bisogno di una funzione forte e coesa di rappresentanza e di promozione e per questo guardiamo con grande attenzione all’esperienza che oggi si inaugura.
*presidente di Federsolidarietà


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