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Il 9 febbraio cambiamo Giornata

di Redazione

Giornata nazionale degli stati vegetativi: 9 febbraio di ogni anno, a partire da subito. Il 9 febbraio coincide con la morte di Eluana Englaro. La Giornata è in Gazzetta Ufficiale, lo ha stabilito il governo, accogliendo una richiesta proveniente dalle associazioni dei familiari. Una scelta che viene spiegata ricordando l’importanza dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, per garantire supporto economico e pratico alle famiglie che si trovano a gestire situazioni di estrema gravità e complessità. In tale giornata, «le amministrazioni pubbliche e gli organismi di volontariato si impegnano a promuovere, attraverso idonee iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, l’attenzione e l’informazione su questo tipo di disabilità che coinvolge oltre al malato, in maniera assai rilevante, i familiari».
Tutto bene, dunque? Ho i miei dubbi. Per due ordini di motivi. Il primo lo spiega perfettamente il presidente della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, Pietro Barbieri: «Il 9 febbraio», argomenta, «piaccia o no, è la data in cui si è consumata una evidente sconfitta di tutti coloro che hanno sperato, fino all’ultimo, che Eluana Englaro non fosse privata del diritto di ricevere cure ed assistenze proporzionate alla sua condizione clinica. Il 9 febbraio, piaccia o no, è stato caricato di significati etici da coloro che hanno considerato l’esito della vicenda di Eluana Englaro come l’inizio della strada che conduce alla cogenza di individuali disposizioni di fine vita». Una giornata nazionale (che ormai non si nega a nessuno) viene dunque collocata in una data dal sapore simbolico e aspro. Un omaggio, certamente, alla memoria di Eluana, ma anche un modo per riaccendere polemiche e divisioni mai del tutto sopite.
Ma c’è di più: parlare oggi, in convegni, seminari e celebrazioni (sic!) della condizione delle persone in stato vegetativo (definizione peraltro poco gradita anche da coloro che vivono tale situazione) appare quasi ridicolo: con che faccia parlare di diritti e di servizi, se il governo ha tagliato tutti i fondi?

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