Volontariato

Durban: ong indiana denuncia il silenzio sulle caste

Lo ha detto John Dayal, presente alla Conferenza come segretario generale dell'All India Christian Council

di Gabriella Meroni

Non solo sionismo e problemi del Medio Oriente. A Durban si deve parlare anche di altre forme di razzismo, come la questione dei 260 milioni di dalit indiani, gli intoccabili, esclusi dal sistema di caste che vige nella società indiana, relegati ai lavori più sporchi, privati dei diritti umani più elementari. Lo ha detto a Fides John Dayal, cattolico indiano, presente alla Conferenza come segretario generale dell’All India Christian Council. “I lavori – afferma – si sono sbilanciati sulla questione palestinese e sull’equiparazione fra razzismo e sionismo. La Conferenza non dev’essere distruttiva, ma deve servire a creare nuove prospettive sulla discriminazione e l’intolleranza razziale, talvolta perpetrate dagli stessi governi. Abbiamo chiesto lo scioglimento della rappresentanza indiana qui a Durban, perché non è voce di poveri ed emarginati, delle minoranze e dei dalit. La loro voce è presente a Durban solo attraverso alcune Organizzazioni non governative e la Chiesa cattolica, che in India svolge un ruolo primario nella loro difesa”. Dayal chiede maggiore solidarietà internazionale e ricorda: “Se la Conferenza di Durban ha dimenticato il sistema discriminatorio delle caste, la responsabilità maggiore è della delegazione indiana, espressione di un governo nazionalista indù che ha tradito i diritti delle minoranze”.


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