Non profit

Sul tema del nucleare gli italiani hanno messo la testa sotto la sabbia

Energia

di Redazione

A livello di comunicazione, il Forum nucleare italiano guidato da Chicco Testa ha giocato d’anticipo, proponendo lo spot degli “scacchi” che ha aperto le danze sul tema.
È stata una buona mossa partire per primi? Perché non attendere che il governo facesse il primo passo?
Le critiche e le controffensive erano più che prevedibili. Gli italiani dopo il referendum dell’87 sembra abbiano messo la testa sotto la sabbia, ignorando che il mondo ha proseguito a passi spediti lungo la strada della produzione energetica da nucleare. Lo stesso Obama ha sostenuto con forza la necessità di aumentare la quota di energia prodotta da nucleare per diminuire la dipendenza dal carbone e ridurre la quantità di gas serra. In questo quadro, ci sembrava più che necessario fare qualcosa, svegliare gli italiani da questo torpore, far sapere che quella del nucleare è una opzione vantaggiosa.
Vi hanno accusato di “pubblicità ingannevole”…
Non ci sembrava giusto presentarci con una campagna che fosse solo uno spot e mostrasse solo i vantaggi del nucleare. Abbiamo pensato a una prima campagna che fosse il più possibile equilibrata e mettesse davanti favorevoli e contrari in un confronto alla pari. Voglio sottolineare che in tutte le nostre comunicazioni abbiamo sempre messo ben in chiaro chi siamo: 25 tra aziende, università e sindacati che sostengono la necessità di riprendere la via del nucleare.
Il referendum cambierà la vostra strategia di comunicazione?
Cercheremo di non entrare nell’agone politico, dove si combatte a colpi di polemiche. Continueremo in quella che è la nostra missione, dare informazioni certe e scientificamente corrette affinché le persone possano arrivare al referendum con una posizione informata.
C’è qualche ragione del “no” postata sul suo blog che l’ha fatta riflettere?
Mi colpiscono i commenti che denotano mancanza di fiducia per quello che il nostro Paese potrebbe fare. Molti pensano che in Italia sia impossibile riuscire a costruire una centrale nucleare per via delle lungaggini burocratiche oppure, peggio ancora, per l’intromissione della criminalità organizzata. Pochi però sanno che prima del referendum del 1987 avevamo le centrali più innovative, con tecnici che tutto il mondo ci invidiava. [M. S.]

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