Non profit

La scure della Merkel sui volontari full time

Germania

di Redazione

«Aiutare conviene»: con questo motto il ministero delle Finanze di Berlino cerca sul suo sito di convincere i tedeschi a impegnarsi nel volontariato. Conviene, si intende, anche economicamente: chi nei ritagli di tempo allena una squadra di calcio o insegna tedesco ai migranti può contare in Germania su consistenti agevolazioni fiscali. Presto, però, aiutare converrà meno. Anzi, per alcuni forse non converrà più. Il governo federale vuole infatti penalizzare i disoccupati di lungo periodo che fanno volontariato.
Finora un disoccupato che nel tempo libero assiste gli anziani o fa il sindaco di un piccolo Comune (succede anche questo, specie nell’Est della Germania) godeva di un’esenzione fiscale sui rimborsi spese percepiti nell’ambito della sua attività di volontariato: sino a 2.100 euro all’anno esentasse. Nell’ambito di una riforma dei sussidi di disoccupazione discussa in questi giorni, l’esecutivo punta ora a considerare i rimborsi come un reddito. E quindi non più esentasse (mentre l’esenzione resterebbe per i volontari non disoccupati). È una discriminazione, protestano la Spd e varie associazioni. «Invece di rallegrarsi perché i beneficiari dei sussidi di disoccupazione si impegnano a favore della collettività, nonostante la loro difficile situazione, il governo li emargina», ha spiegato Eberhard Jüttner, presidente della Paritätischer Wohlfahrtsverband, che riunisce oltre diecimila associazioni. Altrettanto paradossale appare la sorte dei sei milioni di prepensionati tedeschi che fanno volontariato: da inizio anno coloro che ricevono rimborsi elevati rischiano infatti di dover rinunciare anche a un terzo della pensione.

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