Economia

Uovo, ti guardo e so chi sei

Il codice d'identità stampato sul guscio è il modello per la prossima legge di "etichettatura alimentare"

di Redazione

Per entrare in cucina, e nel 2010 ne sono finite sulle tavole italiane ben 13 miliardi, le uova hanno dovuto esibire la propria “carta d’identità” ben stampata sul guscio. Basta infatti leggere il codice impresso su qualsiasi uovo venduto in Italia per conoscerne esattamente l’allevamento di provenienza. È per questo che, nonostante l’allarme partito dalle uova contaminate dalla diossina provenienti dagli allevamenti tedeschi della Harles und Jentzsch, i consumi nel nostro Paese hanno tenuto. «Molti consumatori hanno chiesto garanzie e spiegazioni, ma non c’è stato nessun calo degli acquisti», spiega Rolando Manfredini, responsabile Sicurezza alimentare di Coldiretti. «Un pericolo avvelenamento non c’è mai stato: senza etichettatura le uova non possono neanche essere messe in commercio». Insomma, un uovo in commercio non ha segreti, grazie alla normativa del 2004 della Comunità Europea.
Le istruzioni per decifrare il codice stampato sulle uova sono semplici. Il primo numero indica il tipo di allevamento: lo 0 sta per biologico, con l’1 le galline erano “all’aperto”, 2 a terra e 3 nelle gabbie. Le lettere successive indicano lo Stato in cui è stato deposto l’uovo: per l’Italia la sigla è IT, su quelle tedesche invece si legge la D. Seguono le indicazioni del codice Istat del Comune, la sigla della provincia e infine il codice distintivo del singolo allevatore.
Dalla Germania sono arrivate in Italia, tra gennaio e settembre 2010, 2.700 tonnellate di uova, il 12% in più rispetto all’anno precedente. Ma il grosso del mercato è di provenienza italiana, Lombardia e Veneto soprattutto, che da sole coprono circa un terzo della produzione nazionale.
Dopo le psicosi per la mucca pazza e l’aviaria, gli stessi obblighi di “identificazione” sono stati imposti dalla Ue anche per la carne bovina e per quella di pollo e valgono pure per frutta e verdura fresche, passata di pomodoro, latte, pesce e olio extravergine di oliva. La certificazione non è invece prevista per molti altri prodotti: carne di maiale, coniglio, pecora e agnello, formaggi e latte a lunga conservazione, pane, pasta e tutti i derivati da cereali, frutta e verdura trasformata. «Ci sono così alimenti che vengono confezionati in Italia ma con prodotti di provenienza incerta», avverte il presidente di Adiconsum, Pietro Giordano. Ma l’approvazione della legge sull’etichettatura trasparente, che estenderà almeno in Italia l’obbligo a tutti i prodotti, è prevista per il 18 gennaio. Un provvedimento fortemente voluto dagli agricoltori e sostenuto dal ministro per le Politiche agricole, Giancarlo Galan. «In questo modo saremo all’avanguardia rispetto al resto d’Europa», afferma Manfredini.


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