Non profit

Domiciliari, non chiamatela libertà

di Redazione

La nuova legge, il cosiddetto provvedimento “svuotacarceri”, che prevede la detenzione domiciliare per chi ha una pena o un residuo di pena inferiore a un anno, è stata a tal punto demonizzata che alla fine, a essere “svuotata”, è stata la legge stessa, e di detenuti ne porterà fuori ben pochi. E quei pochi, a dispetto di ciò che si è raccontato su quotidiani e telegiornali, saranno tutt’altro che liberi, come racconta Mirko T., che la vita agli arresti domiciliari l’ha faticosamente sperimentata.

Alle persone che non hanno mai avuto a che fare con il carcere, sentir parlare della possibilità di espiare parte della pena agli arresti domiciliari può dare l’impressione di qualcosa di simile alla libertà. Sbagliato!
Sicuramente qualche miliardario agli arresti domiciliari nella sua villa in Sardegna se la passa bene; per me, invece, è stata galera anche quella. Certo, meglio stare con la propria famiglia che in carcere, ma si vive in una situazione di disagio notevole. Rimanere chiuso in casa ti “sovradimensiona” i normali problemi della vita quotidiana, e anche le questioni più banali diventano difficili da affrontare.
A causa dei miei arresti domiciliari la mia famiglia ha dovuto subire pesanti limitazioni nelle relazioni con amici e parenti, e anche umiliazioni, quando nel bel mezzo della notte gli agenti incaricati di controllare se sono in casa, privi di un mandato di perquisizione entrano a guardare nelle stanze dei figli che dormono… E poi, il non poter invitare nessuno, neanche un’amichetta delle mie figlie o una vicina per un semplice caffè con mia moglie. La notte non si riesce a dormire per la preoccupazione di non sentire il citofono, come è successo a me: dopo un temporale si è guastato senza che ce ne accorgessimo, e per puro caso sono uscito sul balcone quando già gli agenti avevano allertato la questura per una mia probabile fuga. Se non avessi avuto la fortuna di farmi vedere al balcone, mi avrebbero rinchiuso in carcere e non avrei più potuto usufruire di altri benefici.
Tutte queste cose, che possono sembrare banali, con il passare del tempo mi hanno portato a un tale sfinimento mentale, che ho chiesto al mio avvocato di tornare in carcere, cosa che poi è avvenuta. [Mirko T.]

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it