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Cristiani in Terrasanta, quando essere una minoranza diventa un punto di forza
Il senso di una presenza nelle parole di Vincent Nagle
di Redazione
Vincent Nagle, nato a Los Angeles, madre ebrea, genitori sessanttottini e hippie, agnostico prima e poi buddista, studia a lungo l’islam. Cinquantadue anni burrascosi, appassionati e avventurosi, ha attraversato culture e fedi, ha sperimentato solitudini e tristezze ma anche slanci di salvezza personale. Oggi è sacerdote della Fraternità San Carlo, in Terrasanta dal 2006. È protagonista di Attraverso il muro, un docufilm uscito lo scorso Natale e visibile su YouTube cercando “across the wall”. Questo brano è tratto dal libro intervista con Lorenzo Fazzini, Nella terra di Dio, ed Fraternità San Carlo – Lindau, pg 165, euro 14,50
La Chiesa ha un ruolo molto importante da giocare in questa terra ed è il seguente: i cristiani riuniscono in se stessi alcune caratteristiche che conferiscono loro una possibilità e una posizione uniche per puntare nella giusta direzione che forse, con il tempo – e ce ne vorrà molto – si rivelerà foriera di risultati. Anzitutto con i due gruppi religiosi maggioritari, ebrei e musulmani: rispetto a loro noi siamo una piccola minoranza e non dobbiamo reclamare nessuna egemonia in questa terra. Per tale motivo, ci è naturale permettere a tutti di vivere qui. Come cristiani, sia per il nostro peso demografico che per logica interna, non abbiamo nessun progetto egemonico sulla Terra Santa. Cosa che non si può affermare tout court per gli altri due principali attori religiosi di quest’area, l’ebraismo e l’islam. Noi siamo il fulcro di qualcosa di positivo che può emergere a vantaggio di ogni persona che abita in questa terra, possiamo rappresentare un punto di svolta positivo che può essere visto da tutti, un elemento di fiducia che può essere notato da chiunque. La domanda è questa: questa terra può essere di tutti i suoi abitanti? Se la risposta è positiva, i cristiani ne rappresentano presumibilmente una piccola parte con un significato importante. E non solo per le ragioni che ho sottolineato, ma per una parola e una realtà che ci è cara in quanto credenti in Cristo Salvatore, e senza la quale non si può realmente percorrere nessuna strada. Questa parola e questa realtà si chiamano “perdono”.
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