Non profit

Debito pubblico

Quella voglia europea di svalutarsi un po'

di Redazione

Il Giappone ha il debito pubblico più alto del mondo, ma tutto sommato vivono tranquilli e pacifici mentre in Europa, appena uno Stato ha qualche problema, viene messo nel mirino e la speculazione prova ad impallinarlo. La differenza dipende dal fatto che gli Stati europei incastrati nell’euro non possono svalutare e la banca centrale locale non può fare manovre stampando moneta. Al contrario di Stati Uniti, Inghilterra, Cina e altri che stanno tentando di risolvere i problemi facendo comprare i titoli di Stato alla loro banca centrale. Un sistema semplice che gli evita, per ora, di tagliare la spesa pubblica e aumentare le tasse.
Dal 1° gennaio 2011, con l’entrata dell’Estonia, saranno 17 (su 27 della Ue) i Paesi aderenti all’euro. E i problemi derivano proprio da qui: 27 banche centrali, 27 fiscalità diverse, 27 parlamenti e quasi altrettante lingue. Nulla che li accomuni se non una moneta forzata che mostra sempre più i suoi limiti. Se uno guardasse la vicenda da Marte, direbbe che questi europei sono dei pazzi, aggrappati ad una moneta ormai sepolta dai debiti dei Paesi sovrani. Ma lasciare fallire le banche tedesche e francesi che per anni hanno comprato e speculato sui titoli degli Stati traballanti non è possibile.
Ma che senso ha avere dei Paesi in difficoltà che si ritrovano con la stessa moneta di quelli più forti ma che devono pagare tassi di interesse più alti, con il solo risultato di peggiorare il loro debito? Quello che chiedono Tremonti e Juncker sono degli Euro Bond, ovvero titoli emessi dalla Banca centrale europea con un unico tasso di interesse da usare per finanziare i rispettivi Paesi, ma i tedeschi non ne vogliono sapere.
Gli irlandesi sono arrabbiati perché ora devono pagare il 5,83% di interesse sugli 85 miliardi di euro di debiti che hanno a disposizione per salvare le banche. Come disse John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti: «Ci sono due modi per conquistare e schiavizzare una nazione. Uno è con la spada, l’altro con il debito».

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