Famiglia

Il welfare spazzatura della Campania

Radiografia del collasso dei servizi socio-sanitari. Nel silenzio della politica di destra e sinistra

di Redazione

In Campania il welfare è come i rifiuti: ridotto allo stato di emergenza. Il sistema dei servizi socio-sanitari è al collasso, dopo tre anni di battaglie (perse) con le pubbliche amministrazioni, Regione e Comune di Napoli in testa. Per intenderci: la spesa media sociale pro capite è la più bassa d’Italia, con circa 33 euro a fronte dei 344 euro della Valle d’Aosta e di una media di 65 euro del Mezzogiorno.
Le cose non andranno meglio nel 2011: l’amministrazione regionale non ha intenzione di spendersi (è il caso di dirlo) per le politiche sociali: solo cinque milioni di euro lo stanziamento previsto, che fa salire a quota 43 milioni il trasferimento dal Fondo sociale nazionale. La metà del 2010, e una miseria se si dà uno sguardo ai numeri di chi ha bisogno: in Campania si contano (stima per difetto) circa 630mila anziani non autosufficienti, 25mila tossicodipendenti, 156mila disabili, 46mila sofferenti psichici, un milione di bambini e il più elevato tasso di disoccupazione giovanile in Europa.
Tre anni di mobilitazioni da parte delle principali organizzazioni sociali, dal consorzio Gesco capitanato dal presidente Sergio D’Angelo al Cnca, da Movi a Federconsumatori, da Unirete a Federazione Città sociale, sono serviti a poco: l’ultima vertenza aperta è quella con la Asl Napoli 1 Centro, che da 17 mesi non paga le convenzioni per i servizi socio-assistenziali: circa 2mila utenti (prevalentemente anziani, disabili, sofferenti psichici, tossicodipendenti) e i loro familiari rischiano di restare senza assistenza. Per non parlare degli indigenti: in Campania oltre il 28% delle famiglie è al di sotto della soglia di povertà e circa una su quattro non riesce a pagare nemmeno le spese mediche. Dopo la cancellazione del Reddito minimo d’inserimento, la Regione aveva istituito quello di cittadinanza: una misura di sostegno alle famiglie (350 euro al mese più un pacchetto di interventi per la scuola, la mobilità, la formazione) cancellata con un battito di ciglia dal nuovo assessore all’Assistenza sociale della giunta Caldoro. Diciottomila famiglie solo nel comune di Napoli sono state abbandonate a se stesse da un giorno all’altro.
Poi ci sono progetti come “Home net”, che da anni metteva in rete organizzazioni sociali, Caritas e Comune di Napoli, che con la seconda giunta Iervolino è stato cancellato. La Caritas sta cercando di sostenerlo con le sue forze, ma alcune realtà sono state costrette a chiudere. Come Casa Giovanna Antida, che dava ospitalità ai senza dimora in bisogno di ricovero temporaneo. «La Casa», spiega il vicedirettore della Caritas di Napoli, Giancamillo Trani, «riaprirà dopo le feste di Natale, grazie ai fondi dell’8 per mille. Ma non abbiamo a disposizione risorse infinite per far fronte a queste emergenze».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA