È un libretto delizioso quello di Lucia Bellaspiga, nel senso letterale del termine: piacevole e di facile lettura, gentile nel suo intrufolarsi nella vita e nella casa di Dino Buzzati. Del resto tra la Bellaspiga e Buzzati c’è più del feeling, c’è passione, amore.
Edito da Ancora, E se poi venisse davvero? Natale in casa Buzzati è un viaggio avvincente a bordo dei Natali buzzatiani, quarant’anni di articoli e racconti, dal 1939 al 1971. Un viaggio che per Buzzati, il non credente alla ricerca di Dio, coincide con un viaggio alla ricerca della dimensione più autentica dell’uomo, quella che si affaccia sul mistero, quella di chi è ancora capace di guardare le stelle oltre “la caligine” della città. Ecco il Natale, in Buzzati, «precipita su di noi» (bello questo verbo manzoniano), ogni 364 giorni passando intatto tra i cataclismi dei secoli e ogni indifferenza. Il Natale precipita, torna e fa «per un momento credere a qualcosa, qualcosa che non esiste, eppure essa balena nel cuore dell’uomo in quell’istante che mai ripetersi potrà» (Eppure battono alla porta, 1958).
Già, perché gli uomini – ed è un tormentone dei Natali buzzatiani – sono in balìa di un consumismo che li consuma («Che può restare di misteri ed incantesimi in tanta profonda baraonda» scrive in Natale è passato. Riposo! del 1957). Ed è per questo che, malgrado tu non possa «escludere che sia ancora più vicino colui che ti vuole bene», alla fine si rinuncia ad alzarsi anche se lì fuori dalla porta c’è qualcuno per te. Non ti alzi nemmeno, non accendi neppure la luce: «Deluso, spegni, sbatti la porta, torni di là? E così sprechi la vita».
Il viaggio tra i Natali buzzatiani è un percorso ciclico di andata e ritorno tra nostalgia e attesa. Nostalgia degli incantesimi del Natale dell’infanzia e della bontà che pare padrona del campo almeno per un giorno, e attesa: «E se poi venisse davvero?« (Che scherzo!, 1964).
Nostalgia di un’atmosfera di magie e illusioni buone, e attesa, come quella che Buzzati esprime sul limitare della sua esistenza in Lo strano boxer sul comodino del dicembre 1971, l’ultimo suo Natale: «E lui, se esiste ancora, si ricorderà di me?».
[Riccardo Bonacina]
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