Welfare

L’Italia ribaltata dei malati psichici: così Catania straccia Milano

L'azienda sanitaria della provincia siciliana

di Redazione

Dal 2005 ad oggi abbiamo avviato al lavoro oltre 100 persone con disabilità mentale. Adesso gran parte di loro ha un contratto a tempo determinato», dice Roberto Ortoleva, dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania. Il numero sarebbe sorprendente per qualsiasi zona d’Italia, ma lo è ancora di più per questa provincia siciliana che non brilla nelle classifiche nazionali.

L’eccellenza nel deserto
Qualche numero può aiutare a comprendere il contesto. Nel 2009 a Catania sono rimasti scoperti 670 posti destinati ai disabili e le persone collocate sono state solo 150. Un dato sotto la media del resto d’Italia, determinato anche da inadempienze del settore pubblico: negli uffici delle amministrazioni ci sono 219 posti scoperti. Ma in una situazione così difficile trova spazio una realtà pubblica d’eccellenza, l’Azienda sanitaria provinciale con la sua attività per l’inclusione sociale dei soggetti svantaggiati. Un lavoro riconosciuto di recente anche dal premio “Flavio Coconari”, intitolato dalla Cisl al sindacalista che si era occupato della tutela delle condizioni dei disabili nel mondo del lavoro.

Un modello da esportazione
«Più del 30% delle persone che collochiamo sono disabili psichici», ricorda Ortoleva. Un numero da record, basti pensare che nella provincia di Milano la percentuale è solo dell’1,7. Il risultato è stato ottenuto col progetto “Interventi in rete”, realizzato con l’Ufficio per l’impiego della Provincia e i sindacati. «Anche se a Catania c’è ancora molto da fare: è necessario un osservatorio provinciale per applicare la legge 68», dice Alfio Giulio, segretario generale della Cisl Catania
«Noi ci preoccupiamo innanzitutto di loro perché sono quelli con una minore capacità contrattuale, sono i meno difesi e i meno organizzati», spiega Ortoleva. L’obiettivo per l’Asp è «portare la riabilitazione fuori dal contesto sanitario verso l’ambiente lavorativo non protetto. Quando si parla di disabilità mentale infatti si parla di malattie della relazione, per quello è fondamentale lavorare sul contesto sociale». Si organizzano così tirocini e corsi di formazioni con le aziende. I partner sono vari: si va dalle compagnie aeree ai centri commerciali, passando anche per il settore pubblico. «Il nostro compito è reso ancora più difficile dal fatto che l’economia della zona soffre molto la crisi. In questo periodo le imprese tendono a liberarsi dei loro dipendenti, non è facile che si interessino ai più svantaggiati», osserva il dirigente. Le buone pratiche catanesi sono state anche notate dal Comune di Parma, con cui è nata una collaborazione. I progetti sono in rete nel portale europeo “Disability and social exclusion” (http://dse.west-info.eu/).

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