Non profit

La sostenibilità finisce nei pannolini

Neonati

di Redazione

Se le mamme sapessero cosa c’è dentro, non comprerebbero più pannolini», parola di Marco Benedetti (foto), presidente del cda di Wip – Wellness Innovation Project spa, prima azienda a proporre in Italia i modelli bio monouso. I numeri parlano di 25 miliardi di pezzi prodotti ogni anno nell’Ue. «Messi in fila, coprono 32 volte la distanza tra la Terra e la Luna, che è pari a 384mila km. Oppure potrebbero creare una “ciambella” all’equatore spessa 312 giri completi da 40mila km ciascuno», precisa Benedetti. Se poi si prende in considerazione che «mediamente sono composti al 50% da derivati del petrolio non biodegradabili e non sostenibili, e per il restante da cellulosa ricavata da alberi la cui origine non è quasi mai certificata», si capisce la dimensione del problema. Così Wip ha pensato ad un modello sostenibile per l’80%. «Il nostro obiettivo, però, è arrivare al compostaggio, cioè al 100% di biodegrabilità» puntualizza il presidente Wip. «Normalmente la sostenibilità, per un’azienda, viene dopo la sicurezza e la qualità del prodotto», spiega, «e oggi va di moda parlare di abbassamento del CO2. Per noi invece questo è il core business, perché è un tema che ha un peso ambientale, ma anche economico e sociale». Smaltire una tonnellata di pannolini costa 200 euro. Se fossero compostabili la cifra scenderebbe a 80 euro.
Da qui la firma di una convenzione con l’Università degli studi di Milano Bicocca – dipartimento di Scienze dell’ambiente e del territorio – e Griss- Gruppo di ricerca sullo sviluppo sostenibile. «Con loro stiamo portando avanti la Lca – Life Cycle Assessment del nostro prodotto». Una metodologia di analisi che valuta l’insieme di interazioni che il prodotto – in questo caso il pannolino – ha con l’ambiente, considerando il suo intero ciclo di vita: materie prime, produzione, distribuzione, uso e smaltimento. «Così è nato un primo documento sull’impronta di carbonio dei biopannolini: con questa produzione si risparmierebbe una tonnellata di CO2 per giorno lavorativo». Com’è possibile? «Usiamo biopolimeri (bioplastiche) e MaterBi (fibre da coltivazione biologica). Oggi il nostro pannolino a marchio “Naturaè” è quello, tra i monouso, con il più alto indice di biodegradabilità al mondo» puntualizza Benedetti. Il 100% dell’energia usata nella produzione arriva da fonti sostenibili: «La compriamo da Enel Green Power e stiamo anche pensando di dotarci di pannelli solari», continua. Un esempio replicabile anche in altri settori, «ela nostra speranza è che in tanti ci seguano. È facile e conviene», conclude Benedetti.

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