Formazione

Internet: è il Friuli la regione più online

Fanalino di coda la Campania

di Gabriella Meroni

La terza rivoluzione industriale innescata dal Web non ha fatto altro che ampliare il gap fra il Mezzogiorno ed il resto dell’Italia. Sul podio della classifica del tasso di penetrazione del web nelle imprese italiane salgono infatti le regioni del Centro Nord, capitanate da Friuli Venezia Giulia con il 51%, Lombardia con il 44% ed Umbria con il 34%, mentre i fanalini di coda sono la Sardegna (7%), la Calabria (9%) e la Campania (11%). Nel Meridione, si legge su “Il Sole 24 Ore” di oggi, le attività collegate alla Rete sono il 13% contro una media nazionale del 30%, con una punta del 38% di connessioni nel Nord Ovest. “Internet per fare business – continua il quotidiano citando i dati Sirmi-Forum Pmi di Prato – riguarda solo il 3% delle aziende del sud e delle Isole (1% in Sardegna, 5% in Basilicata, 4% in Sicilia, 3% in Campania ed in Calabria) in rapporto ad un già poco lusinghiero 9% della media nazionale, riscattato in parte dal 16% del Friuli e dal 12% della Lombardia”. Ma se è vero che le piccole e medie imprese del Sud non hanno la stessa possibilità di usare la rete rispetto a quelle del nord, afferma l’economista Giacomo Vaciago, coordinatore scientifico del Forum di Prato in programma il prossimo 12 e 13 ottobre, “il discrimine creato da Internet è basso”. La ricetta per colmare il divario è, secondo Vaciago, “studiare l’inglese ed imparare un po’ di nozioni. Poi bisogna creare una serie di esternalità locali: servizi (software house e call center) come ci sono nei distretti del nord”. “Non esiste un divario in termini di collegamenti – spiega invece Giancarlo Capitani, amministratore delegato di Net Consulting, società di ricerca specializzata nell’Ict che cura il monitoraggio del mercato e dell’utilizzo delle tecnologie per l’Assinform, l’associazione dei fornitori di servizi informatici- E’ sul possesso del sito che il gap è evidente: ne ha uno il 74% delle aziende del Mezzogiorno e l’85% nel Nord”. Il divario, continua Il Sole 24 Ore, è rilevabile inoltre come penetrazione di tecnologie informatiche (con 24 personal computer ogni 100 abitanti nel Sud e 45 nel nord ovest) e come differenza nella spesa media in tecnologie per addetto (57 milioni ogni 100 addetti nel Mezzogiorno contro i 95 del Nord). Il gap, però, non è irrecuperabile anzi, rileva Capitani, la rimonta è già iniziata. Lo dimostrano sia la dinamica della spesa, che evidenzia come l’investimento medio per addetto stia crescendo (13,8 contro i 13,1 del nord est) e la natalità di imprese che producono informatica, cresciuta del 6,6% contro il 4,9% del nord est. Per recuperare il divario è necessario, continua Capitani, “lavorare sul capitale umano, tenendo conto che il Mezzogiorno gode di un surplus strutturale: una popolazione più giovane e fortemente scolarizzata, con il vantaggio/svantaggio di essere sotto-occupata e quindi più proattiva”. Per intervenire in tale situazione, conclude l’amministratore delegato di Net Consulting, bisogna tenere in considerazione che “alcune aree del Mezzogiorno viaggiano più veloci del nord, e quindi vanno ulteriormente sviluppate facendo crescere la reticolarità. Per le altre zone è necessaria una politica paziente a favore della diffusione di Internet, che darà sì risultati ma a lungo termine”.


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