Welfare

La disabilità? Nessuna paura per noi è un investimento

Il caso Randstad

di Redazione

Per professione cercano lavoro. Di questi tempi non è facile per nessuno, figuriamoci per un portatore di handicap. Ma Randstad, multinazionale specializzata nella ricerca di risorse umane, dal 2003 ha deciso di investire nell’inserimento di persone appartenenti alle categorie protette, con un ramo della sua azienda completamente dedicato. Si chiama “Hopportunities” e naturalmente non è un refuso, l’iniziale è quella di “handicap”.

La sfida
«La nostra divisione nasce da un caso aziendale all’intero della Select del gruppo Vedior. Ci siamo resi conto che c’era da parte delle aziende una richiesta in questo ambito. I posti scoperti sono tantissimi e non tutti amano pagare le sanzioni previste dalla legge», spiega Mariella Bruno, responsabile della divisione.
Per l’agenzia quindi si apre un’interessante area di business: oggi ci sono quattro sedi specializzate in Italia (Roma, Milano, Torino e Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo) e altre quattro in Francia, Belgio, Spagna e Argentina.

Un ponte per cento aziende
«Oggi diamo lavoro a 250 persone all’anno, per una media di 100 aziende nostre clienti. Quasi tutti sono stati stabilizzati con un contratto», spiega la manager. Alla base del lavoro di Hopportunities ci sono le circa 10mila candidature presentate.
«La legge 68 delimita un preciso settore del mercato del lavoro», continua la Bruno, «attraverso la nostra specializzazione creiamo un efficace ponte comunicativo dando significato a un inserimento lavorativo tanto obbligatorio quanto opportuno».
E a fare da consulenti per la terza agenzia per il lavoro al mondo ci sono proprio delle persone con disabilità. «Almeno un terzo del nostro staff è composto da disabili«, afferma la Bruno, «Sono tutti molto qualificati, hanno una laurea in psicologia o pedagogia, oppure hanno frequentato un master. Chi meglio di loro conosce la situazione di un lavoratore in quella condizione? Grazie al loro apporto siamo in grado di individuare il candidato adatto per i posti disponibili e in più forniamo alle aziende la consulenza necessaria per un inserimento adeguato».

Il posto giusto per i ciechi
L’età media del gruppo è bassa, intorno ai 30 anni. «Da loro viene un contributo fondamentale per la motivazione del nostro team», dice la manager.
Così si cerca di realizzare il migliore incrocio tra domanda e offerta, come in un caso recente: «Abbiamo collocato dei non vedenti all’interno di grandi produzioni cinematografiche. La loro capacità di lavorare al buio è stata molto apprezzata per lavorare al montaggio di pellicole particolarmente sensibili alla luce».

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