Non profit

I nostri vestiti a quattro ruote

Fashion

di Redazione

Sono gli unici in Italia, e tra i pochissimi in Europa, a produrre capi d’abbigliamento specifici per chiunque sia seduto in carrozzina. Si chiamano Lydda Wear e “abitano” a Terrassa Padovana. Quindici anni fa, mentre molti laboratori del territorio, causa delocalizzazione, chiudevano, Piergiorgio Silvestrin, l’ideatore del progetto e vincitore di un Sodalitas Social Award, ebbe l’intuizione.
Perché specializzarsi in un mercato così particolare?
Come tutte le idee vincenti nasce da un’esperienza personale. Mio fratello Guerino è nato affetto da schiena bifida e idrocefalia. Naturalmente è costretto in carrozzina. Così ci siamo confrontati con il problema degli abiti e, essendo una famiglia di sarti, abbiamo cominciato a pensare alle soluzioni.
Cosa differenzia un vostro vestito da un capo d’abbigliamento “normale”?
Dal punto di vista estetico nulla. Usiamo però accorgimenti sartoriali che vadano incontro alle esigenze di clienti molto particolari, sia dal punto di vista fisico che dello stile di vita. Abbiamo proposte per tutte le età, donna e uomo.
Ovvero?
Che avendo a che fare con persone spesso alle prese con deformazioni e che passano la maggior parte del tempo sedute dobbiamo pensare a strategie per rendere il vestiario il meno invadente possibile. Così i pantaloni, per esempio, sono alti dietro e bassi davanti, la zip va ad aprirsi fin sul cavallo e non ci sono tasche sul retro.
Com’è strutturata l’azienda?
Non abbiamo dipendenti. Siamo dai 20 ai 30 artigiani, a seconda dei periodi e della mole di lavoro. Abbiamo circa 5mila clienti.
Che prezzi avete?
In media un paio di pantaloni costa 54 euro. Una cifra che, chi arriva da noi, deve pagare di tasca propria, perché gli abiti non sono compresi nel nomenclatore tariffario. Chi viene qui fa una scelta precisa. Ne siamo molto orgogliosi.
Quanto fatturate all’anno?
È un dato che non ha senso dare. Abbiamo prodotti che, in una logica puramente di mercato, non dovremmo produrre perché non ci rendono nulla. Come, ad esempio, tutta la collezioni di articoli legati al termico, per il riscaldamento del corpo. Costano una follia vista la mancanza di volumi produttivi. Guanti riscaldanti, scarpe termiche a batteria o pezzi simili decidiamo di fabbricarli solo perché è giusto per chi, come i distrofici, ne hanno bisogno. Se smettessimo di produrre questi articoli, non li troverebbero sul mercato italiano.

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