Non profit

Ho incontrato un donatore, il mio radar mi ha detto che…

Come "studiare" il nostro interlocutore

di Redazione

Stavo seduto nella sala d’attesa di un antico palazzo del centro di una piccola città romagnola, e aspettavo un noto imprenditore nel mondo della sanità, il “mio” potenziale donatore milionario. Sapevo che si trattava di una persona molto impegnata e che mi avrebbe concesso al massimo 13 minuti e? mezzo. Il mio obiettivo era di stare nel suo ufficio esattamente il tempo necessario per ottenere la sua attenzione e non un minuto di più. Annoiarlo sarebbe stato un errore madornale, e probabilmente non mi avrebbe concesso un altro appuntamento. Dovevo utilizzare il mio strumento segreto: il radar. Mentre ero suo ospite, il radar non smetteva di girare. Cercavo dei segnali che chiarissero il suo livello di attenzione. Dovevo cercare i segni che mi dicessero quanto gli interessasse la mia visita, quanto gli interessasse la causa e se fosse interessato o annoiato. Il mio radar quel giorno ha captato il linguaggio del corpo: era aperto, attento e interessato; le sue braccia non erano incrociate, buon segno. Sguardo: mi guardava con interesse, almeno i primi otto minuti. Poi mi sono accorto che stava pensando a qualcosa. Ho cambiato posizione chiedendomi se dovevo prepararmi ad andare via. Ha iniziato a giocherellare con una penna. Stava pensando a qualcosa che però non intralciava la nostra conversazione. Tono di voce: sembrava essere di buon umore. Sorriso: sì, per fortuna aveva un atteggiamento positivo. Domande e commenti mi facevano capire cosa gli passava per la testa e cosa pensava del nostro progetto.
Ad un certo punto la sua assistente è entrata nell’ufficio e gli ha detto qualcosa. È cambiato tutto. Era distratto. Io mi sono alzato, ho sorriso e sono uscito, ringraziando il mio fedele radar per avermi aiutato un’altra volta. Non dimenticate mai il vostro strumento segreto. Se vi concentrate il vostro radar non fallisce.
www.valeriomelandri.it

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