Politica

Asta tv, l’ira di Berlusconi

L'accordo Passera-Pd in commissione fa infuriare il Pdl

di Franco Bomprezzi

Era prevedibile, dato l’intreccio di interessi pubblici e privati che la materia comporta: l’asta per le frequenze tv, decisa dal Governo sconfessando il “beauty contest”, ossia la concessione gratuita decisa dal governo Berlusconi, ha scatenato la reazione irata del Pdl. I giornali raccontano la vicenda, non solo politica.

“L’asta sulle tv un caso politico”, apre così il CORRIERE DELLA SERA. A pagina 3 Antonella Baccaro racconta: “Il punto controverso riguarda il numero massimo di frequenze cumulabili in capo a un unico soggetto, che l’emendamento di Passera fissa in cinque multiplex, richiamando esplicitamente una delibera dell’Autorità per le telecomunicazioni del 2009 che era stata scritta per ilbeauty contest, cioè la gara gratuita voluta da Romani. Senonché all’epoca in cui fu pensata quella regola, sia Rai che Mediaset possedevano quattro multiplex, dunque c’era spazio per acquisirne un altro. Nel frattempo però qualcosa è cambiato: nell’aprile scorso il governo ha recepito una norma europea che consente a chi, ad esempio, possiede frequenze utilizzabili ai fini della telefonia, di adoperarle per la tv. È il caso anche qui di Rai e Mediaset che ora avrebbero la possibilità di trasformare la loro frequenza Dvbh per la telefonia in Dvbt per la tv. Facendo ciò però, a causa del tetto richiamato da Passera, non potrebbero più partecipare alla nuova asta. Proprio per questo Romani ieri ha ingaggiato una battaglia davanti alla stanza in cui era riunita la commissione Finanze della Camera per cambiare il testo, ottenendo anche una sospensione dei lavori. Ma alla fine Lega e Pd hanno fatto passare l’emendamento con l’astensione dell’Idv e l’opposizione di Pdl e Grande Sud. Berlusconi avrebbe invitato tutti alla calma, persuaso di trovare una soluzione nel suo incontro con Monti di domani. Il Pdl si aspetterebbe un nuovo decreto o un maxiemendamento. E intanto cresce la diffidenza verso Passera”. L’analisi è di Roberto Segantini: “Le decisioni prese dal governo sono difficilmente contestabili: il primo obiettivo è valorizzare una risorsa pubblica, l’etere, in un momento in cui tutto il Paese è chiamato a compiere sacrifici e un regalo come il beauty contest non è comprensibile. Il secondo è usare le nuove frequenze per aumentare il pluralismo, la trasparenza e l’apertura del mercato. Dando così una risposta convincente alla procedura d’infrazione della Commissione europea, finalizzata proprio a colpire il prolungarsi del predominio Mediaset-Rai nell’era digitale. Il terzo obiettivo è promuovere la modernizzazione delle telecomunicazioni, in linea con l’Agenda digitale europea”.

“Frequenze tv, il Pdl minaccia Monti”: LA REPUBBLICA apre sull’ultimo scontro tra il premier e il partito di Silvio Berlusconi. Il vertice serale fra il professore e l’alfabetico trio (Alfano Bersani e Casini) non è andato troppo bene: accordo sulla crescita, ma non sul beauty contest, ovvero le frequenze tv che stanno naturalmente a cuore al Cavaliere. La riunione era stata preparata nel pomeriggio da un voto alla Commissione Finanze alla Camera: è passato l’emendamento al decreto fiscale che cancella il beauty contest (contrari Pdl e Grande Sud), ma Paolo Romani ha accusato Passera di aver presentato un emendamento diverso da quello concordato. «Un fatto gravissimo e da irresponsabili», ha detto. Pare che Berlusconi sia infuriato. Il retroscena di Francesco Bei parla di “Nuovo patto tra Mario e i leader «Crescita ma i vincoli restano e l’asta televisiva non si tocca»”. L’intesa sarebbe in questi termini: secondo Monti «possiamo uscire dalla recessione entro quest’anno. Ma dobbiamo accelerare sulle riforme senza venir meno al rigore: da parte sua il governo mette sul piatto 50 miliardi». Il nodo è veramente la crescita, come ha insistito durante l’incontro Bersani, e come è ovvio. E pare che il ministro Passera abbia svelato il sancta sanctorum, ovvero presentato 40 slide sulla fin qui segretissima Agenda per la crescita sostenibile, «un corpus di misure per far sì che l’Italia riprenda a crescere a un ritmo superiore a quello degli ultimi dieci anni». Quanto alle risorse, Passera ha annunciato che il governo ha sbloccato 6 miliardi di debiti della Pa verso creditori privati. 23 miliardi sono stati liberati dal Cipe per le infrastrutture cantierabili subito e altri 20 miliardi arriveranno dal Fondo centrale di garanzia per garantire il credito delle imprese. Di fatto però su tutto ciò pesa l’intervento del Fmi secondo cui l’Italia sarà ancora in deficit nel 2013 e non raggiungerà il pareggio di bilancio almeno fino al 2017. È su quest’ultimo aspetto che si concentra il commento di Tito Boeri: “Due o tre idee per tagliare la spesa”. Spending review, tagli ai finanziamenti dei partiti, salario minimo orario, graduale sostituzione delle detrazioni per il coniuge a carico con sussidi condizionati all’impiego per chi ha bassi salari.

Alle frequenze tv IL GIORNALE dedica il titolo di pagina 3: “E ora Monti traballa sulle frequenze tv”. Nel pezzo di Cramer in riferimento all’emendamento che esclude Rai e Mediaset dall’asta. La rabbia del Pdl: «Il governo ha giocato sporco» si parla di un pasticcio sorto malgrado l’ottimismo di Romani smentito dal black out in commissione, sottolineando «una maggioranza in crisi, fisco e sviluppo». Tema che viene sviluppato nella pagina successiva nel pezzo di Signore “Berlusconi lancia l’allarme: veleni da campagna elettorale” in cui si parla di un  ex premier «preoccupato per il ritorno delle procure che punta il dito contro Pd e Udc: fanno tutto per mettere il Pdl in crisi con Monti. 

“Silvio c’è”. È questo il fulmineo titolo di apertura del MANIFESTO per raccontare la giornata politica di ieri un “Tutti contro tutti” come si legge nel sommario che prosegue riassumendo i temi al centro della pagine 2 e 3. “L’asta delle frequenze televisive fa saltare i nervi al conflitto di interessi. Il Pdl infuriato vota contro l’emendamento del governo che incrina il duopolio Rai-Mediaset. Berlusconi domani pranza con Monti e il supervertice serale dei tre segretari a palazzo Chigi si scalda. Un ministro ammette: «Forse abbiamo esaurito la spinta propulsiva». Alla camera la Lega fa saltare l’iter accelerato sul finanziamento ai partiti”. A pagina 2 la fascia grigia in testa alla pagina recita: “Mediaset – La commissione finanze annulla il beauty contest. Il Pdl vota contro e accusa il governo: «Hanno cambiato il testo insieme al Pd»”. Insomma, come grida il titolo “Le frequenze che scottano” dell’articolo che cerca di ricostruire lo scenario che si è venuto a creare e si sottolinea che «(…) Grave sarebbe stato se il governo si fosse fatto dettare punto per punto dal proprietario di Mediaset le regole per l’assegnazione dei nuovi multiplex. Ma Romani, cresciuto nell’impero di Arcore, non si capacita del contrario (…)».

Piccolo richiamo a metà pagina del SOLE24ORE per lo stop al beauty contest sull’asta delle frequenze Tv per il Sole 24 Ore che apre sulle simulazioni dedicate al pagamento dell’Imu e il titolo “Casa, quanto costa il nuovo catasto”. A pagina 2 il titolo di apertura mette insieme i temi della giornata di ieri “Tensione sulle tv, intesa sul lavoro”, mentre un secondo articolo è “Asta tv: primo sì alla Camera, Mediaset fuori”, di spalla invece annunciando il pranzo di domani tra Berlusconi e Monti si trova l’articolo “Berlusconi esclude «guerre di religione» ma cresce la tensione”.

Scenario fosco, a dispetto del nome (beauty contest), ironizza AVVENIRE. Sull’asta per le frequenze, titola il quotidiano dei vescovi, si scatena «l’ira del Pdl». In attesa del faccia a faccia di domani tra Monti e Berlusconi, l’ex ministro Paolo Romani tuona contro una scelta «grave, il testo così com’è congegnato non consentirà a Rai e Mediaset di partecipare alla gara»: in pratica, accusa, «si fa solo un piacere a Sky». Il problema è quel limite di quattro multiplex, presente nel testo, che escluderebbe Rai e Mediaset, che ne hanno cinque. Passera sceglie il silenzio, con l’appoggio di Joaquin Almunia, commissario Ue alla concorrenza, che ha detto: «Questo nuovo testo dovrebbe promuovere la concorrenza, in virtù del trattamento preferenziale riservato ai nuovi entranti». 

LA STAMPA titola: “Un caso tv sul tavolo di Monti”. Il Pdl in protesta («non era nei patti») per l’emendamento che «cambia le regole» dell’asta sulle frequenze tv «per mettere fuori gioco Rai e Mediaset», accusa Paolo Romani. E finisce per essere questo il tema che raffredda il vertice di ieri dei tre segretari, Alfano, Bersani, Casini col premier Monti su riforme e crescita. «È evidente, comunque, che il tema non potrà essere evitato nel faccia a faccia di giovedì tra il premier e Silvio Berlusconi, che già aveva mal digerito, come del resto i vertici di Mediaset, lo stop al beauty contest. A far puntare i piedi al Pdl un riferimento ai limiti previsti dalla normativa comunitaria che non consentono agli operatori di superare i cinque multiplex. Mediaset e Rai hanno quattro multiplex in Dvb-T, per la trasmissione in digitale terrestre, e uno in Dvb-H, tecnologia per la trasmissione sui videofonini ormai obsoleta, che potrebbe però essere convertita anche alla luce delle recenti modifiche al Codice delle Comunicazioni. Qualora il cambio della destinazione d’uso fosse concesso, i due broadcaster raggiungerebbero i limiti previsti dall’Ue e non potrebbero prender parte alla gara. “Avevamo concordato un testo con il governo e il ministro Passera lo ha modificato d’accordo con il Pd – accusa Paolo Romani -. Abbiamo tentato una mediazione per rimediare al pasticcio di questo ministro, ma il Pd non lo ha permesso. Vorrei parlare di una leggerezza del governo, ma forse è molto di più”. Ora il Pdl vorrebbe eliminare il riferimento al tetto, ma la strada è in salita. Il Pd – si apprende da una fonte del partito – «non vede ragioni per modifiche visto che le polemiche riguardano un limite antitrust voluto dall’Ue e introdotto nell’ordinamento dal governo Berlusconi». La linea d’altronde è stata dettata dal segretario Pierluigi Bersani, che ha invitato il governo «ad andare avanti». Critico anche il leader Idv, Antonio Di Pietro, secondo il quale «sulle frequenze tv il governo fa il gioco delle tre carte, da una parte annulla il beauty contest, dall’altra regala», consentendo la conversione delle frequenze».

E inoltre sui giornali di oggi:
 
SPESE MILITARI 
IL MANIFESTO – Inizia in prima pagina l’articolo “Le spese militari uccidono” che prosegue poi a pagina 8 di spalla all’apertura che in questa pagina di esteri è dedicata al processo Breivik a Oslo. A firmare l’articolo Manlio Dinucci che scrive: «Nel tempo che impiegherete a leggere questo articolo, nel mondo si saranno spesi altri 10 milioni di dollari in armi, eserciti e guerre. La spesa militare mondiale ammonta infatti a 3,3 milioni di dollari al minuto (…)» I dati citati sono quelli riferiti al 2011 del Sipri, istituto internazionale con sede a Stoccolma. Dopo aver passato in rassegna le spese dei vari Paesi, l’aumento dei fondi per gli armamenti messo in campo da diversi paesi e le promesse di riduzione di altri conclude «(…) La spesa militare continua  così ad aumentare in termini reali. Secondo le stime del Sipri è salita a circa 250 dollari annui per ciascuno dei 7 miliardi di abitanti del pianeta (…) un fiume di denaro pubblico che finisce in un fondo senza fondo. Prima ancora che uccidere quando viene convertita in armi ed eserciti, la spesa militare uccide sottraendo risorse vitali a miliardi di esseri umani».

IMMIGRAZIONE
ITALIA OGGI –  Il quotidiano dei professionisti  pubblica una ricerca condotta dall’istituto francese Ined secondo la quale in Francia il colore della pelle influenza le scelte di voto. Dai dati emerge anche che gli immigrati prediligono le forze di sinistra. Solo il 10% degli immigrati si professa di destra. Il pezzo “Il colore della pelle influenza il voto” è a pag 13.

CRISI
AVVENIRE – Nei giorni in cui tanto di parla dei suicidi di imprenditori, Eures pubblica uno studio per cui fra il 2008 e il 2010 sono aumentati i suicidi tra i disoccupati. Se nel triennio precedente la media di suicidi in Italia era di 270 all’anno, nel 2009 sono stati ben 357 e nel 2010 addirittura 362. Il 44% dei suicidi è legato alla disoccupazione, con persone senza lavoro o che lo avevano improvvisamente perso da poco. Tra le categorie più a rischio, artigiani e commercianti. 

ECONOMIA
AVVENIRE – Editoriale di Claudio Gentili sulla imminente beatificazione, il prossimo 29 aprile, di Giuseppe Toniolo: «un evento storico per l’Italia e per il cattolicesimo sociale, un modello di santità laica, instancabile promotore di solidarietà sociale». Grazie al suo impulso sono nate 588 casse rurali, 668 società operaie, 708 sezioni giovanili dell’Opera dei congressi. «Dispiace che a molti sia sfuggito il carattere di Toniolo come ispiratore dell’associazionismo sociale dei cattolici, perché senza il pensiero di Toniolo sarebbero inconcepibili molte delle associazioni nate sotto la sua alta ispirazione, dalle Acli alla Coldiretti, dalla Cisl a Confcooperative a Mcl». Il carattere di Toniolo? La «mancanza di invidia» e la «capacità di sintesi». Quando padre Gemelli gli annunciò che stava per diventare realtà il sogno di realizzare una università cattolica, lui «gioì»: quanti – si chiede gentili – «tra i leader delle associazioni cattoliche di oggi sono disposti a gioire per i successi di un’associazione ritenuta concorrente?». Un personaggio «scomodo» che ha dimostrato come «è impossibile fare economia disinteressandosi della persona».  

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