Non profit

Riforma fiscale, Cameron ci ripensa

Dopo le contestazioni, si va verso un compromesso sul taglio ai vantaggi fiscali sulle donazionie

di Gabriella Meroni

Cresce la pressione sul governo Cameron dopo la proposta di limitare gli sgravi fiscali sulle donazioni al non profit. Oltre alla campagna lanciata dal terzo settore contro il ministro del Tesoro (give it back George), che materialmente dovrà implementare la riforma, anche molti media e commentatori politici si sono espressi contro l’ipotesi di non premiare più la generosità dei filantropi. Un fiume in piena di dissenso, insomma, che rischia di travolgere l’immagine del governo, e a cui il premier non sembra insensibile, tanto da far trapelare un possibile “cambio di rotta” sull’argomento.

“Segnali di inversione a U”, ha scritto lo Spectator, e il Guardian si è spinto addirittura a immaginare quale potrebbe essere la correzione alla riforma che bolle in pentola a Downing Street per uscire dall’empasse. Ecco la via d’uscita: mettere un tetto alle agevolazioni fiscali solo per le donazioni coscpicue dirette a charities con sede fuori dai confini britannici, le associazioni insomma che secondo lo stesso Cameron servirebbero da escamotage per non pagare le tasse in patria, sfuggendo oltretutto ai controlli della Charity Commission. Un trattamento differenziato, insomma, che metterebbe d’accordo tutti e salverebbe la faccia al già molto contestato governo conservatore, reo di aver varato una serie di provvedimenti di austerity che colpiscono pesantemente welfare e non profit.


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