Politica
Partiti, una dieta rimandata
Sui rimborsi accordo al ribasso dei gruppi di maggioranza
L’accordo, già definito al ribasso, tra i partiti della maggioranza sul rimborso delle spese elettorali, entra pesantemente in un quadro complessivo di sfiducia nei partiti da parte dell’opinione pubblica. I giornali affrontano l’argomento vivisezionando le scelte annunciate ieri.
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“Accordo al ribasso sui fondi ai partiti”, titolo di falsa apertura del CORRIERE DELLA SERA che riassume così la notizia: “Rimborsi elettorali, compromesso tra Pdl, Pd e Terzo polo: stretta sui bilanci, slitta la rata di 100 milioni che i partiti dovrebbero incassare a giugno. Oggi vertice dei tre segretari con Monti”. Subito sotto un editoriale del costituzionalista Michele Ainis: “Gesti seri, non scorciatoie”. Ecco il suo ragionamento: “Il finanziamento pubblico ai partiti fu brevettato da una legge del 1974, dopo lo scandalo dei contributi in nero versati alle forze di governo dall’Unione petrolifera. Quarant’anni dopo, è diventato esso stesso uno scandalo. Per due ragioni: la quantità di denaro che l’erario succhia dalle nostre tasche per risputarlo nelle casse di ciascun partito; le modalità allegre della spesa, all’infuori da regole e controlli”. E più avanti: “gli importi. Li ha misurati la Corte dei Conti: 2 miliardi e 253 milioni di euro, dal 1994 a oggi. Se avessimo da mantenere l’harem d’un sultano, lo pagheremmo meno caro. Anche perché di questo fiume di quattrini soltanto un quarto (579 milioni) ha coperto le spese elettorali, come viceversa prometteva il marchingegno inventato da un’altra legge nel 1999. Dunque usate le forbici, please . E risparmiateci il trucchetto di postergare in un futuro imprecisato la riforma. I politici fanno sempre così, quando c’è da prendere una decisione scomoda: per esempio il taglio ai benefit di cui godono gli ex presidenti della Camera, ma solo dal 2023. O la riforma del Senato, che i senatori accettano purché riguardi i loro nipotini (quella approvata – e bocciata poi da un referendum – nel 2005 sarebbe entrata in vigore nel 2016). No, la nuova legge deve avere efficacia retroattiva. Deve applicarsi alle forze politiche che ci sono adesso, non a quelle che verranno. Deve perciò azzerare la rata di 100 milioni che i partiti incasseranno a luglio. Azzerarla, non rinviarla. Dopotutto, qualche mese di digiuno servirà a smaltire le troppe abbuffate precedenti”. A pagina 10 il pezzo di cronaca politica di Monica Guerzoni: “Per velocizzarne l’iter si è scelto di trasformare la riforma in un emendamento al decreto semplificazioni fiscali, che sarà firmato dai relatori e approvato in commissione Finanze della Camera. Così hanno deciso al tavolo della trattativa Rocco Crimi, Donato Bruno e Massimo Corsaro per il Pdl, Antonio Misiani e Gianclaudio Bressa per il Pd, Gianpiero D’Alia, Benedetto Della Vedova e Pino Pisicchio per il Terzo Polo. La novità è la trasparenza dei bilanci, che saranno certificati da una commissione composta dai presidenti di Corte dei Conti (che guiderà l’organismo), Consiglio di Stato e Corte di Cassazione «o loro delegati». Su questo punto il braccio di ferro è stato durissimo. Il Pdl era contrario all’idea di «mettere tutto in mano ai magistrati» e si è battuto per un’authority. Pd, Udc, Fli e Api volevano invece trasferire tutto il potere di controllo alla magistratura contabile. E così, tra le due opposte posizioni, è saltata fuori la mediazione di un ente terzo composto da alte personalità istituzionali. La «task force» avrà i pieni poteri di supervisione e sanzione ed entrerà in funzione subito, per analizzare i bilanci del 2011.”
“Soldi ai partiti, niente tagli” titola LA REPUBBLICA. Un accordo al ribasso quello raggiunto ieri da Pdl, Pd e Terzo polo sul tema scottante del finanziamento ai partiti. «Non un euro di meno. Scelgono la trasparenza, i partiti italiani. Si rassegnano a far controllare i loro conti, a far verificare le loro spese, ma non rinunciano al finanziamento pubblico che si sono concessi nonostante il referendum abrogativo del 1993. Rimandano soltanto quindi, di qualche mese, la tranche di finanziamenti che dovevano incassare a fine luglio: 166 milioni di euro – considerando i rimborsi delle politiche del 2008 e delle regionali ed europee che sono seguite». Certificazione dei bilanci da società esterne, controllo della neoistituenda Commissione per la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti le due novità dell’accordo, nel segno della trasparenza. Intanto agisce anche il Governo: oggi il ministro della Giustizia Severino consegna a tutti i partiti il testo con le nuove “norme anticorrotti”, che certifica nuove tipologie di reato e introduce pene più severe.
«Foglia di fico sui rimborsi: trasparenza ma niente tagli» è il titolo di taglio centrale nella prima pagina de IL GIORNALE. All’interno il servizio di Emanuela Fontana: «Rimborsi elettorali, trovata l’intesa: si potrà investire solo in Bot e btp». In questo modo sono stati «commissariati i tesorieri», a vigilare sui partiti sarà «un ente ad hoc con giudici contabili. I bilanci certificati andranno sul web, donazioni trasparenti sopra i 5mila euro». Mentre Paolo Bracalini si occupa degli altri finanziamenti ai partiti: «Partiti senza fondo: 100 milioni non bastano. Pretendono rimborsi pubblici, ma non dicono che ogni anno grazie alle lobby incassano un’autentica fortuna». Per esempio: «i vertici del Monte dei Paschi regalano al Pd 200 mila euro l’anno» e le oop «hanno versato a Penati 500mila euro e a Bersani 85mila». Sull’argomento interviene anche Vittorio Sgarbi con la sua rubrica: «Finita l’epoca dei finanziamenti illeciti, siamo entrati in quella dello scandalo (forse inevitabile) per i finanziamenti leciti. Le stesse cose ritornano. E anche gli stessi tipi umani. Una vera e propria nemesi. La Lega sparò su Craxi, che aveva condiviso un cattivo costume, da cui Bossi si chiamava fuori. Oggi il costume è un altro e Bossi ha preso il posto di Craxi. È cominciata la caccia. Vi sono anche cacciatori nella riserva della Lega. A prendere le distanze da Craxi fu anche Martelli. E oggi a prendere le distanze da Bossi, facendogli il vuoto intorno, è Maroni, il Martelli della Lega. Rosi Mauro ha protetto Bossi dopo la malattia, con straordinario affetto. Sono certo che non ha compiuto illeciti. Cacciarla dalla Lega è una prepotenza di chi, fingendo di non sapere, vuole mostrarsi puro e cerca capri espiatori».
Il MANIFESTO scrive: «La montagna ha partorito il topolino, ma alla fine, dopo ore di trattativa, i “tecnici” di Pdl, Pdl e Udc hanno trovato l’accordo sulla riforma del finanziamento pubblico ai partiti (…)». È nelle prime righe del richiamo in prima pagina il giudizio sulla “soluzione” del problema finanziamento pubblico ai partiti. Il titolo del richiamo è “Partiti, i soldi restano Ma arrivano le regole” al tema è dedicata pure la vignetta di Vauro con i soliti due omini che chiacchierano e nei fumetti si legge: «I partiti pronti a rivedere la legge sui rimborsi elettorali» e il commento del secondo è: «Ora li vogliono tutti in banconote di piccolo taglio non contrassegnate!». A pagina 4 l’articolo apre con il titolo “Ancora soldi, ma controllati” e nell’occhiello “Compromesso nella maggioranza. Una nuova autorità, con le vecchie regole”. Il sommario riassume: “Divieto di investire se non in titoli di stato. Confermati i milioni di luglio, però a settembre. Tempi più lunghi per la riforma del finanziamento”. E nell’articolo si osserva come «(…) Trovato l’accordo, si tratta di capire come fare per farlo diventare velocemente legge (…)».
“Finanziamento dei partiti: accordo nella maggioranza”. È i titolo in prima del SOLE 24 ORE che a pagina 15 poi torna sulla proposta di Pellegrino Capaldo, che ieri, dalle colonne del giornale, aveva lanciato l’idea: «Non più rimborso diretto e automatico ai movimenti politici ma un credito d’imposta pari al 95% sui contributi volontari che i cittadini singoli decidano di versare nelle casse dei partiti (con un tetto massimo di 2mila euro pro-capite). Un meccanismo inserito in una proposta di legge di iniziativa popolare (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) che sta per essere depositato alla Corte di Cassazione e sul quale partirà subito dopo la raccolta delle firme (ne servono 50mila)». IL SOLE ospita un intervento di Marco Follini “La libertà di sostenere la politica” a sostegno della proposta di Capaldo: «L’idea del professor Capaldo è appunto la ricerca di una regola. Che consiste nel passare da finanziamenti per così dire “a pioggia” a finanziamenti mirati. Da finanziamenti eccessivi a finanziamenti misurati. E soprattutto da finanziamenti automatici e involontari (a insaputa dei cittadini, verrebbe da dire) a finanziamenti volontari e motivati da un briciolo di passione civile. Seguendo quel percorso noi taglieremmo due fondamentali traguardi. Avremmo sottratto le forze politiche alla tutela dei grandi (e fatalmente interessati) investitori e le avremmo restituite a una platea di piccoli e piccolissimi (e di certo più disinteressati) contributori. E avremmo consentito così ai cittadini di concorrere democraticamente al finanziamento della vita pubblica in ragione delle loro convinzioni e non più in virtù di un’odiosa imposizione fiscale. Sarebbe anche un passo nella direzione di partiti meno padronali, e questo aspetto – di questi tempi – non andrebbe trascurato. Ora, può darsi che tutto il tramestio che si avverte intorno all’argomento produca qualche risultato. Sarebbe bene, ad esempio, che venisse cancellata quella rata di rimborso che si annuncia in arrivo per luglio. E sarebbe ancor meglio che le nuove regole sul finanziamento venissero ancorate (proposta Sturzo, 1958) a solide garanzie di democrazia nei partiti. Ma ho l’impressione che difficilmente si arriverà così lontano. Temo che semmai ci si fermerà un po’ prima, tagliando qualcosina, promettendo qualcos’altro e confidando nel Generale Tempo, che spesso aiuta a vincere le battaglie che non si vogliono combattere. Se finisse così, è ovvio che avremmo perso un’altra occasione. Io penso invece che in questo campo sia il momento di tentare riforme più organiche e coraggiose. Quella suggerita dal professor Capaldo mi pare una di queste».
“Ora congelate i rimborsi elettorali” titola ITALIA OGGI che è la ricetta di Emma Bonino sul finanziamento pubblico che è intervistata da Emilio Gioventù. La Bonino getta acqua sul fuoco e consiglia di «non commettere l’errore di scambiare la fretta con l’urgenza». E sulle modalità e sulle considerazione di Pannella che dice che un intervento legislativo potrebbe generare dubbi di costituzionalità, dice: «Pannella ha cento ragioni. Ma come si può pensare di assegnare tale provvedimento in sede legislativa o addirittura di velocizzare l’iter con un decreto del Governo senza violare l’art. 72 comma 4 della Costituzione? A parte la sistematica della Costituzione più bella del mondo come ama dire Bersani, forse più buona visto come è stata divorata dai partiti nel corso degli anni. Secondo me una riforma simile dovrebbe esser frutto di un ampio e partecipato dibattito pubblico altro che non farla neppure passare al vaglio dell’Aula».
La sintesi di AVVENIRE è nel titolo di prima pagina: “I partiti provano la dieta”. Intesa Alfano-Bersani-Casini per i bilanci trasparenti, investimenti solo in Bot, verrà sospesa la rata da 100 milioni di luglio: questo è quanto sarà contenuto in un emendamento al decreto fiscale. I veri tagli ai finanziamenti sono invece rinviati a una legge che arriverà in aula a maggio. Proprio ieri il Consiglio d’Europa, attraverso il Greco (ovvero l’organismo che monitora quanto avviene in Europa sul fronte corruzione) ha bocciato il sistema di finanziamento pubblico dei partiti italiano, caratterizzato da controlli «assolutamente insufficienti». Anche sull’altro fronte, quello dei finanziamenti privati, AVVENIRE riporta invece un quadro fosco: nel 2011 c’è stata una vera e propria fuga dei finanziatori privati, con la sola eccezione degli 11,6 milioni di euro dati da Gianmarco Moratti alla moglie Letizia per la sua campagna elettorale. Scomparsi nel 2011 grandi finanziatori come Emiliano Cerasi e Fabio Scaramellini per il Pdl, niente assegni da Caltagirone per l’Udc, né dall’editore Federico Enriques o Giuseppe Mussari per il Pd. La Lega ha ricevuto finanziamenti da tutti i suoi parlamentari, tranne che Umberto Bossi. Le Acli intanto invitano i partiti a rinunciare alla tranche dei 100 milioni di euro di luglio e a destinarla invece al servizio civile nazionale: con quella cifra potrebbero partire 27mila ragazzi.
Il tema del finanziamento pubblico apre la prima pagina de LA STAMPA con il titolo “Soldi ai partiti, niente tagli” e nel catenaccio “C’è l’intesa sui controlli a bilanci e donazioni: vigileranno tre giudici”, nel sommario si annuncia che il rimborso di 100 milioni previsto per luglio è “rinviato a settembre”. L’articolo è a pagina 9 con il titolo “Tre giudici per i bilanci dei partiti” e un’infografica spiega in cinque punti quanto viene previsto dall’intesa: dalla certificazione esterna agli investimenti in titolo di stato. Per il capitolo “retroscena” di taglio centrale si trova un ampio articolo dal titolo “In 14 anni due miliardi sono finiti chissà dove” perché “Le spese documentate molto inferiori agli introiti effettivi”. Nell’articolo si parla di come «(…) in Europa si erano abbondantemente accorti che il sistema di finanziamento dei nostri partiti è eccessivamente opaco (…) Nei giorni scorsi a Strasburgo il gruppo specializzato nella lotta alla corruzione del Consiglio d’Europa ha dedicato uno speciale Rapporto al sistema dei partiti italiani. E ne usciamo con la schiena a pezzi. “Controlli formalistici”, è l’impietosa accusa europea» e tra le raccomandazioni europee si punta l’attenzione a “Creare un albo delle donazioni e dei donatori, la cui identità deve essere sempre nota” come si rimarca in un sommario.
E inoltre sui giornali di oggi:
ETERNIT
IL MANIFESTO – In ultima pagina per la serie “Storie” si racconta “La lenta, inesorabile strage dell’Eternit a Bagnoli: 533 morti, 148 tuttora malati, un intero territorio sempre a rischio e nessun colpevole. Il racconto dei figli degli operai che andavano a lavorare e a morire negli stabilimenti in riva al mare” come riassume il sommario all’articolo “Le fibre assassine” che parte da lontano nel raccontare la storia, dal 1938, anno di arrivo dell’Eternit a Bagnoli. Una storia fatta di morti e di testimonianze che arrivano all’oggi per raccontare di una bonifica giunta solo al 50% per l’esaurimento dei fondi «(…) Nella zona è stato scoperto più amianto del previsto: nel sottosuolo Eternit sono state trovate scorie di amianto dieci volte superiori a quelle previste dal piano di bonifica di Bagnoli Futura (…)». In un box dal titolo “Giustizia per le vittime E mai più amianto” viene presentato un incontro in programma oggi pomeriggio.
FONDAZIONI
IL SOLE 24 ORE – Intervento di Giuseppe Guzzetti a pagina 18 in occasione del centenario di Acri: “Fondazioni patrimonio italiano”: «Oggi le Fondazioni di origine bancaria assolvono alla loro missione devolvendo gli utili derivanti dalla gestione dei loro patrimoni al sostegno di attività di interesse collettivo, quali l’arte, la cultura, la formazione, la ricerca, il supporto alle categorie sociali deboli, il volontariato, la salvaguardia dell’ambiente e dei beni di interesse storico e paesaggistico. Il loro obiettivo è stimolare e accompagnare la crescita delle loro comunità e del Paese, aprendosi al nuovo e favorendo uno “sviluppo sostenibile”. E a nulla valgono le critiche per il ruolo svolto nel rafforzamento del capitale delle banche italiane, che pure le Fondazioni sono state chiamate a sottoscrivere nell’interesse del Paese. Perché quantunque, ovviamente, non si tratti di sostegno a organizzazioni di volontariato, pur tuttavia risulta immediatamente evidente, a chi voglia ragionare con serenità, che la disponibilità delle Fondazioni a onorare pienamente il loro mandato di investitori istituzionali di lungo termine conferisce stabilità all’intero sistema bancario italiano. Mantenere le partecipazioni nelle banche italiane è nell’interesse del Paese e delle stesse Fondazioni. E al pari dei crescenti investimenti in attività contigue all’attività istituzionale – come i fondi di housing sociale o per la ricerca tecnologica o a favore delle piccole e medie imprese, le sempre più numerose iniziative di venture philanthropy, la presenza nel capitale della Cassa Depositi e Prestiti – anche quello nelle banche è un investimento che per le sue ricadute in termini di sviluppo può mostrare valenze valoriali importanti. Banche più forti e competitive possono, infatti, meglio sostenere l’economia reale, tutelare adeguatamente i risparmiatori e dare maggiori dividendi da indirizzare al sostegno dell’attività istituzionale nel campo del welfare, della cultura, della ricerca, della formazione e dell’ambiente. In tutti quei campi, cioè, che pongono al centro la crescita del benessere della collettività e della singola persona umana!» .
INFANZIA
AVVENIRE – Il primo piano di AVVENIRE è dedicato al fenomeno delle “spose-forzate”, di cui ci sarebbero anche in Italia 14mila casi. L’occasione è la presentazione del rapporto “Per forza, non per amore” dell’associazione Trama di Terre, che ha censito e documentato 33 casi. Che sono però, spiega appunto Souad Sbai, solo la punta dell’iceberg. È lei che dà il dato dei 14mila casi, «su cui in tanti non dicono la verità, perché è scomoda». Molte ragazze vorrebbero opporsi, ma non ne hanno la forza: «gliela potrebbe dare lo Stato, attraverso la concessione della cittadinanza italiana al termine delle scuole dell’obbligo». In Norvegia e in Francia i matrimoni forzati sono reati previsti dal codice penale, in Italia «c’è una pericolosa sottovalutazione del fenomeno».
SPAGNA
LA STAMPA – Richiamo in prima pagina con il titolo “Madrid scivola verso l’incubo di sentirsi Atene” per il reportage “Nelle vie della capitale dove cresce la paura e aumenta la sfiducia verso l’Europa”. L’articolo è a pagina 6, in un richiamo si riporta il pensiero dell’ex ministro socialista Eguiagaray «La situazione non dipende dal governo ma dal quadro europeo». Di taglio basso un articolo di Enric Juliana, vicedirettore de La Avanguardia dal titolo “La “fiesta” è finita adesso abbiamo paura”. «Gli spagnoli stanno vivendo un brutto risveglio» scrive in apertura dell’articolo che prosegue segnalando le tre differenze sostanziali tra Spagna e Italia: il debito spagnolo è in misura minore derivato dallo Stato, il debito pubblico spagnolo è contratto con l’estero e terzo «alla Spagna manca un distretto industriale forte come quello del Nord Italia. (…) Gli italiani hanno rallentato poco a poco, gli spagnoli stanno cadendo dal sesto piano. E ora stanno per sbattere al suolo (…)».
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