Formazione

Su la maschera, va in scena l’Africa nera

Linguaggio misto, adattamenti per il gusto occidentale, attori immigrati e regista italo africano: nasce così Mascherenere, compagnia teatrale da seguire. Anche sul web

di A. Capannini

Fondata nel 1990 a Milano come associazione culturale, Mascherenere può essere considerata uno dei primi ?esperimenti?, volti a diffondere in Italia le culture provenienti dal massiccio fenomeno dell?immigrazione che interessa da qualche anno il nostro Paese. Nella sua sede milanese, Leonardo Gazzola, direttore artistico dell?associazione, ci spiega com?è nato il progetto e in che modo, attraverso il teatro, sia riuscito a creare una sintesi culturale fra occidente e Africa Nera. Vita: Leonardo, raccontaci di Mascherenere. Com?è nato questo tipo di teatro? Leonardo Gazzola: Mascherenere è un?associazione culturale a scopo teatrale che si basa sul contributo degli immigrati africani presenti in Italia. Io stesso sono un prodotto di sintesi culturale: sono italiano ma, come regista, mi sono formato in Camerun. All?inizio degli anni ?90 sono tornato in Italia e mi sono reso conto che l?Africa stava arrivando. Ho deciso allora di mettere la mia preparazione teatrale prettamente africana al servizio della realtà che si sta sviluppando. Ho cominciato a radunare le forze in gioco: gli immigrati della primissima generazione. Abbiamo fatto dei laboratori di teatro con scambio di esperienze, di tecniche teatrali, di vissuti tra attori che venivano dal Camerun, dal Senegal, dalla costa d?Avorio e italiani. Sono usciti così linguaggi un po? contaminati con i quali abbiamo allestito i primi spettacoli. Vita: Quali testi avete messo in scena? Sceneggiature proprie o adattamenti teatrali? Gazzola: Gli spettacoli prendono spunto da testi di autori africani. Uno dei primi è stato una commedia di Amadou Koné, già pensata per il teatro. Poi ho riadattato per la scena un romanzo di Camara Laye; in seguito abbiamo rappresentato testi scritti da me a partire dalla struttura mitologica delle tribù Beti del Camerun. Oumar Ba poi ha scritto un testo sulle commedie popolari senegalesi trasponendolo a un linguaggio che gli italiani potessero capire, non solo a livello linguistico, ma anche dal punto di vista dello humour? ci sono battute per cui un occidentale ride e un africano resta allibito! E viceversa. Questa esperimento è riuscito: il pubblico ha recepito e si è sentito coinvolto. Vita: Voi fate parte della direzione artistica del Festival delle Emigrazioni… Gazzola: Sì, da tre anni abbiamo la direzione artistica. Sono tutte realtà teatrali che nascono grazie alla presenza di immigrati. Noi abbiamo deciso di radunarle e dare il via a questo festival che si svolge nei mesi invernali al Teatro San Lorenzo di Milano con la collaborazione della fondazione Coe, Centro orientamento educativo, che già organizza a Milano il Festival del Cinema Africano. Vita: Come si fa per assistere ai vostri spettacoli o iscriversi alla scuola? Gazzola: La stagione di Mascherenere è abbastanza itinerante, ci spostiamo parecchio in giro per l?Italia. Solitamente replichiamo ogni spettacolo per una settimana, e poi cambiamo città. Al momento non sono ancora pronte le date per la prossima stagione? resta fisso l?appuntamento con il Festival delle Emigrazioni al Teatro San Lorenzo di Milano nei mesi di gennaio-febbraio. La sede del laboratorio di Mascherenere è in via Ponte Nuovo, angolo via Asiago. L?anno prossimo probabilmente ci trasferiremo però alla Fabbrica del Vapore sempre a Milano, in via Procaccini. Altre informazioni al sito internet: web.tiscali.it/mascherenere


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