Mondo

I suicidi della crisi

La ricerca di Eures: fra gli uomini aumento del 5,6%

di Lorenzo Alvaro

Nei giorni scorsi in due avevano deciso di darsi fuoco per problemi lavorativi e di accesso al credito. Oggi una pensionata siciliana si è lanciata dal suo balcone dopo aver subito il taglio della pensione da 800 a 600 euro. Segnali inquietanti di un Paese che non sta bene. Un disagio mai preso in considerazione dalle isituzioni. A riguardo il silenzio dei tecnici va a braccetto con le dichiarazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, «non vedo esasperazioni, nutro molta fiducia sulla capacità di comprensione degli italiani sulla necessità di affrontare i cambiamenti e sulle strade nuove che questi cambiamenti prevedono».

Di tutt’altro tenore sono i dati della ricerca di Eures Ricerche Economche e Sociali che titola “Il suicidio in Italia ai tempi della crisi”. Un report che prende in esame i cambiamenti tra il 2008 e il 2009, anno in cui è scoppiata la crisi economica.

Secondo lo studio l’incremento dei suicidi ha riguardato soprattutto la popolazione maschile (+5,6% rispetto all’anno precedente passando da 2.197 a 2.343) ma anche in misura minore quella femminile (+1,6% con 634 casi rispetto ai 631).

Colpisce però soprattutto la forte connessione tra suicidi e crisi economica e occupazionale. Basta leggere i numeri: sono 357 i suicidi compiuti da disoccupati, con una crescita del 37,3% rispetto ai 260 casi del 2008. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valore assoluto), il 76% a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione. Un altro indicatore della connessione tra aumento dei suicidi e crisi sono i suicidi per motivi economici, che – pur con tutte le difficoltà di capire le motivazioni profonde di un gesto così assoluto – raggiungono proprio nel 2009 il valore più alto degli ultimi decenni con 198 casi, con una crescita del 32% rispetto all’anno precedente e del 68% rispetto al 2007.
Dal punto di vista geografico oltre la metà dei casi sono concentrati “in una regione del nord” (così dice la ricerca) con ben 1.600 suicidi pari al 53,6 % del totale, a fronte del 18,8% al centro e del 27,6% al sud.

Una tendenza in triste ascesa quella dei suicidi a Nordest che riguardano soprattutto padroncini e piccoli imprenditori: sono oltre una cinquantina negli ultimi tre anni quelli che si sono tolti la vita, spesso schiacciati dai tempi di pagamento lunghissimi applicati dalle aziende o dagli enti pubblici. Oggi la media di tempo in cui vengono saldati i debiti da parte dello Stato o degli enti locali è di 180 giorni, tempi che spesso nelle Asl si allungano addirittura a 300 e in alcuni casi 900 giorni. Non va meglio per i pagamenti che devono effettuare le aziende, soprattutto quelle più grandi, che spesso slittano da tre a sei mesi costringendo i piccoli imprenditori ad andare a bussare (ormai sempre più a vuoto) agli istituti bancari. Ancora secondo la Cgia – Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre infatti su un campione di 800 microimprese intervistate il 51, 3 % manifesta una aumentata difficoltà di accesso al credito.


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