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Imu, pasticcio con rinvio
A giugno si pagherà l'acconto base, e i Comuni tremano
Imu, ovvero un grande pasticcio normativo. Dal quale il Governo cerca di uscire rimandando a luglio la determinazione esatta delle aliquote e delle detrazioni, e consentendo ai Comuni di decidere l’aumento di aliquota a settembre, ben dopo le elezioni. Acconto senza aumenti, come se fosse l’Ici, entro giugno, e saldo col botto a dicembre. Ecco come i giornali si sbizzarriscono, oggi, sul tema.
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Il CORRIERE DELLA SERA apre con il tentativo di accordo sulla riforma del lavoro, e colloca di taglio, in prima, a una colonna, un titolino: “L’Imu di giugno si pagherà su aliquote base”. Il pezzo di Mario Sensini apre pagina 10, e illustra i contenuti dell’emendamento presentato ieri in accordo con il governo, all’interno del decreto sulla semplificazione, a firma di Antonio Azzollini (Pdl) e Mario Baldassarri (Fli): “L’emendamento specifica che per il 2012, il primo anno di applicazione dell’Imu, il pagamento della prima rata cui adempiere entro il 18 giugno, ovvero l’acconto «è effettuato, senza applicazione di sanzioni e interessi, in misura pari al 50% dell’importo ottenuto applicando le aliquote di base e la detrazione previste». I contribuenti dovranno dunque calcolare l’importo della tassa, moltiplicando per 160 la rendita catastale (rivalutata del 5%), applicare l’aliquota di base (il 4 per mille sulla prima casa, il 7,6 per mille su tutti gli altri immobili, e non quella eventualmente già deliberata dai pochi Comuni che l’hanno decisa), togliere le detrazioni forfettarie, che sono pari a 200 euro più 50 euro per ogni figlio a carico di età fino a 26 anni, e pagare la metà di quest’importo”. E aggiunge: “Il bello è che neanche a fine giugno, quando cioè tutti i Comuni dovranno aver adottato le necessarie delibere consiliari sull’aliquota Imu, i contribuenti italiani sapranno quanto dovranno effettivamente sborsare per la nuova imposta sugli immobili. Entro la fine di luglio, come detto, il governo potrebbe infatti rivedere tutto, comprese aliquote e detrazioni. Secondo l’emendamento presentato dai relatori, infatti, il governo «sulla base del gettito della prima rata dell’imposta municipale, provvede alla modifica delle aliquote, delle relative variazioni e della detrazione stabilita per assicurare l’ammontare del gettito complessivo previsto per l’anno 2012»”. In un altro pezzo Gino Pagliuca cerca di raccapezzarsi: “Ecco i calcoli da fare per l’imposta sugli immobili. Cosa prevede il decreto”. “I Comuni stanno prendendo tempo perché la norma che istituisce l’Imu contiene alcune disposizioni capestro – scrive Pagliuca – che in pratica li obbliga a calcare la mano e a sfidare l’impopolarità: ai municipi infatti non rimarrà l’intero provento solo del tributo sulle prime case mentre per gli altri immobili i Comuni dovranno stornare allo Stato la metà dei proventi che si otterrebbero applicando le aliquote di riferimento: ad esempio sulle seconde case o sugli uffici i comuni dovranno girare all’Erario centrale la metà delle imposte che si otterrebbero applicando l’aliquota dello 0,76%. Significa che di fatto i municipi dovranno tenere le aliquote al massimo o nei pressi. Un altro aspetto problematico della norma riguarda gli immobili locati: l’applicazione delle aliquote standard porterebbe a raddoppiare le imposte rispetto al regime precedente. Dove i comuni avessero la mano pesante il peso dell’imposizione aumenterebbe anche di quattro-cinque volte rispetto al regime Ici. La conseguenza inevitabile, e su questo sono d’accordo sia Confedilizia sia Sunia, le principali organizzazioni rispettivamente dei proprietari immobiliari e degli inquilini, sarebbe quella di un aumento degli affitti per recuperare la maggiore imposizione: un risultato catastrofico in una fase in cui l’alternativa dell’acquisto di casa non si pone per una larga fetta di giovani impossibilitati ad accedere al finanziamento bancario”.
LA REPUBBLICA sceglie in apertura il caos imposta sulla casa: “Imu, la prima rata sarà meno cara”. Un titolo che si spiega fino a un certo punto: non diminuito l’importo, semplicemente lo si divide diversamente. E questo perché – come avevano annunciato domenica i Caf – il pasticcio Imu è un vero pasticcio. Dal quale si uscirà con molta calma: un emendamento presentato ieri prevede che a giugno l’acconto sarà pagato sulla base della vecchia Ici e rinvia la stangata del maxi-aumento al saldo di dicembre. Questo per permettere all’esecutivo di ritoccare aliquote e detrazioni entro il 31 luglio, per evitare discordanze di gettito per gli enti locali. I sindaci poi avranno tempo fino al 30 settembre per approvare o modificare le aliquote. Curiosamente il quotidiano diretto da Ezio Mauro non sottolinea che questo consente ai sindaci di presentarsi alle elezioni senza aver ancora alzato le imposte. Imposte che saranno comunque alzate (le 7 città che hanno affrontato la questione le hanno appunto ritoccate all’insù: Roma, Cuneo, Parma, Forlì, Ravenna, Reggio Emilia, Salerno…). «I Comuni sono preoccupatissimi perché non hanno ancora notizie sul gettito Imu che devono mettere in bilancio», sottolinea il presidente Anzi, Graziano Delrio.
IL GIORNALE dedica alla nuova tassa sulla casa solo un trafiletto in taglio basso a pagina 2. Andrea Cuomo firma “Imu, l’acconto di giugno sarà la metà della vecchia Ici”. « L’acconto di giugno dell’Imu si pagherà calcolato sulle aliquote di base e con la detrazione già fissata per la prima abitazione. Lo prevede un emendamento dei relatori al decreto legge fiscale Antonio Azzollini (Pdl) e Mario Baldassarri (Terzo Polo-Fli), ed è il risultato più importante di una lunga riunione svoltasi ieri sera a Palazzo Chigi tra i due relatori del dl ed esponenti del governo, tra i quali il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda. Sul tavolo, il decreto legge in materia fiscale che nelle prossime ore approderà a Palazzo Madama, dapprima nelle commissioni e quindi in aula per un’approvazione che potrebbe avvenire domani ma che più probabilmente slitterà a giovedì. L’emendamento prevede quindi che entro il 16 giugno, data della scadenza della prima rata, i possessori di un immobile paghino il 50 per cento dell’importo ottenuto applicando le aliquote di base e la detrazione previste, senza sanzioni o interessi su eventuali differenze. Entro il 31 luglio sarà emanato un Dpcm che, in base al gettito dell’acconto, modificherà le aliquote e definirà variazioni e detrazioni. Una proposta questa fatta dal governo e «annessa» dai relatori come emendamento, che rappresenta una prima schiarita sulla nuova imposta sugli immobili contestata nella sostanza e nella forma».
IL SOLE 24 ORE dedica apertura di giornale e due pagine interne alla questione IMU. “L’acconto dell’Imu a giugno si pagherà con l’aliquota base” è il titolo in prima. A pagina 9 Eugenio Bruno spiega: «L’allarme del «Sole 24 Ore» di Caf e professionisti ha prodotto i suoi effetti. Per risolvere l’incertezza che si sarebbe potuta creare al momento di pagare l’acconto Imu, il Governo ha rotto gli indugi e ha dato il via libera a una soluzione a cui aveva già pensato due mesi fa. Un emendamento al decreto fiscale depositato ieri stabilisce che la rata di giugno andrà calcolata sulle aliquote base: 4 per mille sulla prima casa; 7,6 dalla seconda abitazione in poi. Ciò significa che la “resa dei conti” tra i contribuenti e il Fisco è rinviata al saldo di dicembre. Per quella data sia lo Stato che i Comuni avranno deciso a che livello fissare l’asticella definitiva del prelievo. (…) Nel frattempo sia lo Stato che i sindaci potranno modificare le aliquote base e la detrazione di 200 euro (su cui si veda altro articolo nella pagina accanto) a seconda degli incassi prodotti dai versamenti della rata di giugno. Più nel dettaglio, il Governo potrà emanare entro il 31 luglio un Dpcm con cui variare in su o in giù il limite del 4 per mille sulla prima casa e del 7,6 per mille dalla seconda in poi; a loro volta, i primi cittadini potranno emanare entro il 30 settembre la delibera con cui alzare o abbassare tali soglie».
All’Imu, ITALIA OGGI dedica la prima pagina, e scrive «è arrivata l’accelerata sulla questione delle aliquote, mentre oggi si riunisce il consiglio dei ministri. All’ordine del giorno c’è l’approvazione di leggi regionali ma secondo quanto risulta a ITALIA OGGI dalla riunione dell’esecutivo arriverà il via libera a due fiducie: quella sul decreto semplificazioni all’esame della Camera e quella per il decreto fiscale che approderà in aula lunedì e su oggi le commissioni daranno il via libera. L’emendamento oltre a fissare per l’acconto del 18 giugno, il pagamento della prima tranche dell’IMU in misura pari al 50% dell’importo ottenuto applicando le aliquote di base e la detrazione prevista, fissa anche la seconda rata versta a saldo. Entro il 31 luglio un decreto del presidente del consiglio dei ministri conterrà le variazioni e le detrazioni per assicurare l’ammontare del gettito complessivo del 2012, l decisione sarà presa sulla base del gettito della prima rata dell’Imu che fornirà il parametro per la modifica delle aliquote e perle variazioni. Entro il 30 settembre sulla base dei dati aggiornati i comuni possono approvare o modificare i regolamento e la deliberazione relative alle aliquote e alla detrazioni del tributo».
L’Imu per il MANIFESTO è una citazione all’interno dell’editoriale in prima pagina firmato da Galapagos “Super-Mario a chi” in cui si passano in rassegna i provvedimenti del governo tecnico. A metà dell’articolo si legge «(…) Dal governo tecnico è anche arrivata la riforma dell’Ici. Ora si chiama Imu, ma i soldi non andranno ai comuni (come con l’Ici) ma saranno largamente sequestrati dallo stato. I comuni – molti per motivi elettorali – stanno battendo la fiacca nella determinazione delle nuove aliquote. Risultato: è il caos al quale si vuole porre rimedio (da parte dei comuni, cioè l’Anci e dei Caf) proponendo un rinvio del pagamento della tassa (…). non va dimenticato, ai comuni sono stati tagliati parecchi miliardi di trasferimenti e un po’ di soldi – subito – servono come il pane per non ritrovarsi come il manifesto in liquidazione coatta (…). Se il governo dei tecnici avesse varato una patrimoniale pura (non solo sugli immobili) oggi non ci troveremmo in questa situazione (…)».
Nessun rinvio per la prima rata dell’Imu, anche se la «stangata» a giugno non ci sarà: rimandata a dicembre. È questa la sintesi di AVVENIRE. Dinanzi al caos-Imu segnalato dai Caf, ieri il governo ha trovato la via: un emendamento a firma dei relatori del decreto semplificazioni che sarà discusso a breve dal Senato. In sostanza a giugno si pagherà l’acconto con le aliquote fissate dal Governo, dopodiché entro il 31 luglio il Governo, in base al gettito della prima rata, provvederà a modificare le aliquote e poi i Comuni avranno tempo fino al 30 settembre per intervenire sull’aliquota e sulle detrazioni. Diversi i nodi venuti al pettine ieri sull’Imu: per i fabbricati agricoli l’acconto è stato fissato al 30% del dovuto, mentre ieri si è alzata dal 15 al 25% la deduzione per gli affitti di immobili di interesse storico o artistico. Secondo la Cgia di Mestre, con l’Imu le imprese artigianali pagheranno 1500 euro in più all’anno.
“Imu, si paga con l’aliquota base”, apre LA STAMPA, ma nonostante l’emendamento di ieri al decreto fiscale cerchi di mettere un po’ d’ordine nella questione della nuova tassa sugli immobili i Comuni non sono sereni. A farsi portavoce delle troppe incertezze che ancora circondano questo provvedimento è Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani, in una lunga intervista a pag. 7. Tesi di fondo: l’acconto previsto dall’emendamento «non basta», dice Delrio, «le nostre casse sono già vuote». In pratica, «i tagli dei trasferimenti hanno già iniziato a mettere in ginocchio i comuni: per molti, incassare solo l’aliquota base significherà un deficit di liquidità. Bisogna quindi che lo Stato sia disponibile a fare anticipo di cassa». Alcuni passaggi dell’intervista: “Sta dicendo che per molti comuni avere il conguaglio a dicembre potrebbe essere troppo tardi? «E’ così. Molte amministrazioni già sono in anticipazione di cassa: non hanno entrate sufficienti per coprire i fabbisogni e rischiano di non pagare più gli stipendi». Questo significa che difficilmente ci potranno essere comuni in grado di non alzare le aliquote… «Credo che nessuno potrà permettersi di non alzare né l’aliquota sulla prima né sulla seconda casa. Ovviamente tutti tendono a non alzare sulla prima: la stangata vera sarà sulla seconda abitazione». Sulla seconda si pagherà di più rispetto all’Ici? «Secondo le previsioni, molto di più, direi circa il doppio. Mentre sulla prima casa l’aliquota sarà più o meno come nel 2007». I Caf dicono che ancora molti comuni non hanno deliberato le aliquote. E’ così? «I dati variano di giorno in giorno, ma quelli che hanno deliberato sono pochissimi, sotto il 10%. C’è tempo per fare i bilanci fino al 30 giugno». Non potrebbero affrettarsi? «Il fatto è che le cose stanno cambiando con il decreto fiscale, ad esempio sull’Imu agricola. Ma io consiglio, appena sarà chiaro il quadro che esce dal Parlamento, di deliberare subito: pur nell’ingiustizia del fatto che i tre quarti del gettito vadano allo Stato, conviene deliberare per dare stabilità alle finanze comunali che vivono una situazione drammatica». Così tanto allo Stato? «Il gettito dell’Imu prima casa resta a noi, ma quello che prenderemo corrisponde esattamente al taglio dei trasferimenti. E il gettito sulla seconda casa ce lo dividiamo con lo Stato, mentre prima lo tenevamo per intero». Il saldo per voi è negativo… «Stiamo litigando per conto dello Stato, mentre sarebbe giusto che i cittadini pagassero le tasse al sindaco e sapessero come i loro soldi vengono spesi». Perché poi di fatto le lamentele le sentite voi… «I miei cittadini (Delrio è sindaco di Reggio Emilia, ndr.) protestano con me, mi chiedono di ridurre le aliquote, visto che mi è data la possibilità di farlo: è difficile spiegare che se lo faccio perdo decine di milioni di euro. Che a noi l’Imu serve solo per provare a riavere il gettito dell’anno precedente. Dopo una prima applicazione, speriamo che si possa finalmente differenziare l’aliquota statale da quella comunale». E’ quello che avete chiesto al governo? «Abbiamo chiesto che l’Imu diventi municipale al 100%: che la regolamentino i comuni e lo stato si riprenda i trasferimenti. Altrimenti, che ci diano il 70% dell’aliquota». E che cosa vi hanno risposto? «Sulla seconda ipotesi non c’è chiusura assoluta, ma ci hanno detto che ci vuole tempo, non è possibile a breve. Poi abbiamo chiesto di esentare gli immobili di proprietà dei comuni tipo ex Iacp, e su questo c’è una timida apertura, con un emendamento al Senato. Il fatto è che lo Stato deve rinunciare a 350 milioni di euro. Ma il governo ha già promesso che troverà una copertura entro il passaggio alla Camera. Diciamo che è un passo avanti. Ma manca ancora la meta».
E inoltre sui giornali di oggi:
RINNOVABILI
LA REPUBBLICA – Un dossier di Antonio Cianciullo per dire che “Con sole e vento crolla il prezzo dell’elettricità risparmi per 37 miliardi di euro in venti anni”. Secondo lo Studio Althesys, grazie al fotovoltaico già nel 2011 la quotazione dell’energia è scesa nei periodi di punta del 10% e il beneficio su Pil e occupazione delle rinnovabili è superiore tre volte al costo degli incentivi.
EGITTO
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina per “I Fratelli musulmani vogliono anche il presidente” con un ampio articolo a pagina 9 in apertura. “Primavere lontane – Al Cairo, a sorpresa, l’ipoteca islamista anche sulla presidenza. E sul «piano Kofi Annan» per una mediazione nella Siria in guerra, s’abbatte il sostegno Usa agli insorti” si legge nel grande sommario in testa alla pagina nella fascia grigia. “Fratelli musulmani voltafaccia d’Egitto” è il titolo e nell’occhiello si precis “Si candida Khairat Shater, numero due dell’organizzazione islamista” e nel secondo sommario viene riportata una frase di El Baradei «Gli egiziani hanno sacrificato le loro vite per la libertà non per la tirannia di una maggioranza».
FALKLAND
IL MANIFESTO – A pie’ di pagina 8 tre colonne ricordano con un articolo non solo il trentennale della guerra, ma anche il fatto che “L’Argentina le rivuole per scacciare la crisi” come ricorda il titolo. «(…) l’Argentina ricorda i 30 anni da quello sconsiderato e passionale oltraggio al colonialismo che fu la guerra delle Malvinas ed ora, quando la tensione con il Regno Unito è tornata a salire, piange la mutilazione della sua identità nazionale (…) Le Malvinas sono argentine. Lo sanno ma non lo dicono gli inglesi. Lo dicono ma non sono bravi a giustificarlo gli argentini (…)» Si legge ancora nell’articolo che continua «Ma è soprattutto la situazione economica a intromettersi: dietro il patriottismo argentino c’è bisogno di petrolio e quello di distogliere l’attenzione dati tagli per la crisi, che da tre mesi viene segnalata anche dagli indicatori di qua», scrive ancora Filippo Fiorini da Buenos Aires che conclude dopo aver riportato le dichiarazioni di “un capo di piccolo gruppo comunista” e di un reduce: «Ma ci sperate davvero di riaverle? Tutti dicono di sì, anche se il vento del Sud Atlantico fa stonare i tango».
Nessuno ti regala niente, noi sì
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