Famiglia

Minori non accompagnati, l’allarme della Bicamerale

Le conclusioni di due anni e mezzo di lavoro

di Sara De Carli

Dopo due anni e mezzo (l’indagine conoscitiva era stata deliberata il 23 ottobre 2008), la Commissione bicamerale d’infanzia ha licenziato il documento conclusivo dell’indagine sui minori stranieri non accompagnati (MNSA), rilevando come questi ragazzi «attraversano una serie di fasi spesso confuse di accoglienza e permanenza, che non di rado sfocia nella loro dispersione o addirittura sparizione».

I numeri

Il fenomeno è in crescendo. Nel 2006 i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio italiano erano 789. L’anno dopo erano già 1.450. Nel 2011, anche per effetto della “primavera araba” sono entrati in Italia 3.802 minori stranieri non accompagnati, di cui 835 si sono resi irreperibili. In generale, dice la relazione, solo il 30% dei minori risulta identificato. Attualmente sono 2.456 i minori accolti in strutture e 599 nelle strutture temporanee di accoglienza.

La percorso

Il primo rilievo mosso dalla Commissione Bicamerale Infanzia è «l’estrema pericolosità del viaggio attraverso cui i minori arrivano in Italia». Diversamente che per gli adulti, infatti, il grosso dei minori arriva in Italia via mare. Tra le ragazze, molte arrivano incinta «a seguito di violenze subite durante il viaggio».

Il primo obiettivo da raggiungere, spiega la Commissione, «è una tempestiva procedura di identificazione fin dal momento della prima accoglienza», attraverso una vera «task force di personale specializzato e rappresentanti delle ong accreditate». Molti minori infatti si allontanano dalle comunità alloggio che li ospitano e «questo passaggio è quello che presenta i maggiori profili di vunerabilità perché in questa fase i minori sono esposti a seri pericoli di sfruttamento da parte della criminalità organizzata».

La proposta

Oltre alla task force di ong e volontari specializzati che intervengano nella prima accoglienza, il rapporto conclusivo della Bicamerale Infanzia propone il rilascio di un «vero e proprio documento di identità» e la trasformazione «di parte dei sussidi per l’accoglienza di MNSA in particolare di quelli provenienti dalla Libia in borse lavoro per i minori ultrasedicenni», con il «doppio-vantaggio di creare un percorso di inserimento lavorativo per i minori, tolgiendoli all’inattività e facendo percepire alla comunità la loro utilità sociale».


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