Cultura

La Chiesa accoglie la metà dei gruppi

Report sul dialogo fra gruppi di omosessuali cristiani e chiese

di Redazione

Sorpresa. La Chiesa cattolica non è poi così chiusa al dialogo con gli omosessuali. Lo dice il Secondo Rapporto del Forum dei cristiani omosessuali italiani, che si riuniscono da oggi a domenica ad Albano Laziale. A due anni dal rapporto che ha rivelato i numeri dei cristiani omosessuali in Italia organizzati in gruppi, domani presenteranno i risultati di un’indagine che fa il punto sul dialogo con le chiese in Italia.

«Sorprendentemente – dice il rapporto –  il luogo di riunione dei gruppi è nel 52% dei casi in una struttura della Chiesa cattolica, nel 22 % in una struttura della chiesa evangelica valdese, solo nel 4 % è la sede di un’associazione LGBT. L’ospitalità dei gruppi all’interno di strutture della Chiesa cattolica avviene nel 64% dei casi all’interno delle parrocchie, nel 21% in locali diocesani o di ordini religiosi femminili, mentre presso gli ordini religiosi maschili i gruppi sono accolti solo nel 7% dei casi».

La visibilità

Nel 60% dei casi la maggior parte delle persone appartenenti alla comunità cattolica che accoglie il gruppo conosce il gruppo, le sue finalità e le sue attività; solo nel 40% dei casi questa informazione è ristretta solo ad alcuni membri della comunità. Vero è, d’altra parte, che il 39% dei gruppi non organizza alcuna attività pubblica, prediligendo la formazione personale. Il 43% invece ha organizzato veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia in chiese cattoliche.

Una «buona disponibilità a dialogo di dialogo» e alla collaborazione c’è anche da parte di altre realtà associative cattoliche, in particolare Pax Christi, Noi Siamo Chiesa, Azione Cattolica e Agesci.

I vescovi

Il 65% dei gruppi ha incontrato il proprio vescovo, anche se la pastorale per persone omosessuali è ufficialmente presente solo in tre diocesi: Parma, Cremona e Torino. Due diocesi, Crema e Livorno, ne stanno discutendo.

Le teorie riparative

Si dice spesso che la Chiesa promulghi le cossi dette “teorie riparative”. Secondo il rapporto non è vero: «solo tre gruppi hanno segnalato iniziative di questo tipo nelle diocesi di appartenenza».

 

 

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